di Eliana Riva – 

Pagine Esteri, 24 aprile 2023. Sono tornati ieri a casa i circa 150 italiani che avevano chiesto di lasciare il Sudan in seguito all’esplosione dei combattimenti tra l’esercito regolare agli ordini del generale Abdel Fattah el Burhan e le Forze di supporto rapido (Rsf) di Mohamed Hamdan Dagalo.

Non hanno voluto lasciare il Paese i medici, gli infermieri e il personale di Emergency che pure ha evacuato alcuni addetti amministrativi. L’associazione umanitaria gestisce in Sudan tre diversi ospedali e ha deciso di non lasciare le strutture ma di continuare a seguire i pazienti ricoverati e quelli che potranno arrivare. Anche se la situazione è estremamente complicata e pericolosa, pure per il personale sanitario: gli ospedali sono stati colpiti da pesanti bombardamenti, in seguito ai quali decine di strutture pubbliche e private sono state evacuate e abbandonate. Le ambulanze vengono colpite per evitare che raggiungano le vittime e che prestino soccorso ai feriti, oppure sequestrate insieme al personale medico al loro interno.

Il quadro peggiore è nella capitale, Khartoum, dove i combattimenti sono violenti. Anche le operazioni di evacuazione sono state rese complicate dallo stato dell’aeroporto, distrutto in parte e dalla difficoltà negli spostamenti: un convoglio francese è stato colpito ieri dagli spari e una persona è rimasta ferita.

 

Una prima evacuazione di italiani si era conclusa nella notte tra sabato e domenica. Nella giornata di ieri le operazioni sono state completate e il secondo aereo militare C-130 ha lasciato il Sudan partendo dall’aeroporto di Wadi Sednia, nei pressi della capitale.

Molti altri Paesi hanno completato o stanno procedendo, in queste ore, all’evacuazione dei propri connazionali. Tra di essi Belgio, Francia, Canada, Germania, India, Giordania, Kuwait, Olanda, Russia, Arabia Saudita.

Al momento le persone uccise sono circa 427 e 3.700 i feriti. Negli ultimi 3 giorni circa 10.000 rifugiati hanno raggiunto il Sud Sudan, varcando il confine meridionale. Sono per i tre quarti sud sudanesi che si erano rifugiati in Sudan in fuga dalla guerra: il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza poco più di 10 anni fa, nel 2011. Autobus carichi di persone tentano di raggiungere l’Egitto, in un esodo i cui numeri non sono ancora definibili.

A Khartoum la popolazione vive da una settimana rinchiusa nelle proprie case. Le infrastrutture sono state danneggiate dai bombardamenti e in molti luoghi manca l’acqua e l’elettricità, scarseggiano viveri. Lasciare le proprie abitazioni è estremamente pericoloso, per i combattimenti ma anche per i saccheggi.

Bombardamenti a Khartoum

Le Forze di Supporto Rapido di Mohamed Hamdan Dagalo, vicepresidente del Consiglio Sovrano di Transizione, hanno cominciato lo scorso 15 aprile a insediarsi in diversi quartieri di Khartoum, prendendo possesso di un numero indefinito di edifici. Dagalo ha legami diretti con molti Paesi dell’area ma anche europei, oltre ad avere il controllo su molte delle miniere del Sudan, dalle quali estrae il 40% dell’oro che viene esportato.

Il generale Abdel Fattah el Burhan ha preso il potere in Sudan con il colpo di Stato dell’ottobre 2021. In quell’occasione si è nominato Presidente del Consiglio Sovrano di Transizione, che avrebbe dovuto accompagnare il Sudan verso la creazione di un’amministrazione civile e la fine del governo dei militari. L’Esercito Regolare, ai comandi di El Burhan, ha cominciato un massiccio bombardamento con lo scopo di “ripulire la capitale dai focolai di gruppi ribelli”. Lo scorso venerdì la presenza delle truppe di terra dell’esercito regolare è diventata più numerosa. El Burhan è tornato in questi giorni a riaffermare la volontà di guidare il Paese verso una transizione democratica, ribadendo che farà quanto necessario per SUDAN. A Khartoum residenti chiusi in casa senza cibo né acqua. Emergency non abbandona il Paesesconfiggere le truppe ribelli. Pagine Esteri

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