della redazione
(foto di Michele Giorgio)
Pagine Esteri, 27 aprile 2023 – Parenti di civili e di vigili del fuoco morti nell’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020 si sono riuniti oggi davanti al Palazzo di Giustizia chiedendo alle autorità di continuare le indagini bloccate da mesi. “Volete crocifiggere la giustizia per seppellire la verità” hanno scandito alcuni dei presenti. “Non stiamo combattendo questa battaglia solo per noi ma perché è una causa nazionale, che sosteniamo per le generazioni future. Se questo crimine rimarrà impunito, rischiamo di vedere altre vittime”, ha spiegato un manifestante.
Il giudice incaricato delle indagini, Tarek Bitar, ha annunciato a gennaio che avrebbe ripreso il controllo dell’indagine in stallo dopo che era stata sospesa per più di un anno a causa di pressioni esercitate da personaggi politici convocati nell’inchiesta. Una delle persone che Bitar aveva incriminato a gennaio era Ghassan Oueidat, il procuratore generale del Libano. In risposta, Oueidat ha ordinato il rilascio di tutti i 17 sospetti nel caso, detenuti senza processo dall’esplosione del 2020 che ha provocato la morte di oltre 220 persone e il ferimento di altre 6.500, oltre a distruzioni per miliardi di dollari. Oueidat ha anche perseguito Bitar per “abuso di potere”.
Bitar quindi a febbraio ha rinviato sine die le udienze di ex ministri e funzionari militari implicati nel caso. “Coloro che sono stati rilasciati non sono immuni dalla giustizia. Saranno perseguiti all’altro mondo”, ha commentato oggi un manifestante, Nazih Adem.
Cecile Roukoz, sorella di una delle vittime, ha aggiunto che i parenti dei morti sono venuti a incontrare il presidente del Consiglio giudiziario Souhail Abboud per chiedergli di interrogare Tarek Bitar a seguito delle accuse di abuso di di potere lanciate contro di lui da Oueidat. “Se ritiene colpevole il giudice Bitar, dovrebbe ritirarsi dalle indagini, ma in caso contrario, dovrebbe essere autorizzato a continuare le sue indagini”, ha detto.
Già lo scorso 23 marzo, i familiari delle vittime dell’esplosione si era riuniti davanti al Palazzo di Giustizia, chiedendo alle autorità di continuare l’indagine.