Pagine Esteri, 17 giugno 2023. Non restituisce altri corpi il Mar Egeo. Il numero dei sopravvissuti e quello dei dispersi rimane lo stesso dopo più di 3 giorni dal naufragio della barca di migranti partita dalla Libia e affondata nei pressi di Pylos, nel Peloponneso. 78 i morti accertati, 104 le persone tratte in salvo. Almeno 750 i passeggeri. Si cercano ancora 568 dispersi, di cui un numero impressionante di bambini, almeno 100 secondo i sopravvissuti, chiusi nella stiva della barca. Forse dormivano quando lo scafo si è rovesciato. Sono bastati pochissimi minuti, 10, 15 più o meno, perché il relitto scomparisse in fondo al mare. Tra i sopravvissuti 47 provengono dalla Siria, 43 dall’Egitto, 12 dal Pachistan e 2 sono palestinesi.

La Guardia Costiera greca, in una delle sue prime versioni dell’accaduto, ha fatto sapere che i migranti avrebbero rifiutato il soccorso perché decisi a proseguire verso le coste italiane. Non si comprende come sia possibile che una barca in difficoltà, sovraccarica, senza ormai cibo né acqua, i cui passeggeri avevano già lanciato l’SOS, abbia potuto respingere gli aiuti pur sapendo di non essere in grado di proseguire il viaggio. Alarm Phone, d’altro canto, ha pubblicato una precisa timeline di tutti i contatti con i sopravvissuti e le autorità, dai quali si evince che la Guardia Costiera greca, quella italiana e quella maltese fossero state informate della presenza della barca in difficoltà già dalla mattina del 13 giugno. Nel primo pomeriggio dello stesso giorno i migranti a bordo hanno confessato ai volontari di Alarm Phone di temere di non superare la notte.

 

Alcuni dei sopravvissuti hanno raccontato a volontari e politici greci che l’imbarcazione si è capovolta a seguito di un tentativo di salvataggio da parte della Guardia Costiera attraverso l’utilizzo di corde per agganciare e trainare. Le operazioni, però, avrebbero fatto pericolosamente inclinare la barca alla deriva la quale, forse a causa di una manovra brusca, si è piegata su un lato e poi rovesciata. La Guardia Costiera in un primo momento aveva smentito l’utilizzo di corde. Ha poi fatto sapere di averle impiegate solo per avvicinarsi e capire se c’era bisogno di aiuto ma che, dopo averle assicurate al peschereccio che li trasportava, i migranti avrebbero cambiato idea, scegliendo di slegarle per proseguire, nonostante i guasti al motore, verso l’Italia. Ma in un video girato dal marinaio di un’imbarcazione commerciale, si vede chiaramente la barca ferma, alla deriva in mezzo a un mare calmo che non avrebbe intralciato le operazioni di soccorso. Il video, diffuso da un sito di informazione greco, smentirebbe dunque la versione della Guardia Costiera.

Solo un mese fa The New York Times aveva accusato le autorità greche di liberarsi dei migranti attraverso procedure illegali per il diritto internazionale e estremamente crudeli. Un video pubblicato dal quotidiano americano riprendeva dodici migranti, tra cui donne e bambini (il più piccolo aveva solo 6 mesi), scendere dal retro di un furgone. Gli stessi migranti venivano poi caricati su una barca della Guardia Costiera greca e “scaricati” in mezzo al mare su un gommone senza motore lasciato alla deriva. Il governo greco si è rifiutato di commentare.

Mentre la premier italiana Giorgia Meloni, insieme al suo omonimo maltese Robert Abela commenta la tragedia parlando della necessità di difendere i confini dell’Unione Europea, la stessa EU rilascia le consuete dichiarazioni di afflizione. Come quella di Stella Kyriakides, Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare, che pur consapevole che “ognuna delle vite perdute fosse alla ricerca di una vita migliore”, non aggiunge soluzioni a quella dello smantellamento delle reti criminali che lucrano sugli sbarchi

 

Sono intanto state arrestate 9 persone, presunti scafisti, tutti egiziani compreso il capitano. Il peschereccio sarebbe, infatti, partito vuoto dall’Egitto e giunto a Tobruk, in Libia, avrebbe caricato i migranti. Ognuna delle persone a bordo ha pagato, per morire, una somma che va dai 4.000,00 ai 6.000,00 euro.

La commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson ha dichiarato “I trafficanti che mettono le persone su queste barche non le stanno mandando verso l’Europa, le stanno mandando verso la morte. È assolutamente necessario impedirlo”.

 

Questo naufragio è uno dei peggiori, il più grave tra i tantissimi avvenuti nel Mediterraneo, un mare che è ormai cimitero di vite abbandonate divenute corpi dispersi.