di Pasquale Pugliese*

Pagine Esteri, 3 ottobre 2023, Bahia – Tutti conoscono Salvador da Bahia, la prima capitale storica del Brasile, città del mare e della musica che ha dato i natali ad artisti di caratura internazionale come Caetano Veloso, Gilberto Gil, Gal Costa. Anch’essa è palcoscenico del celebre Carnevale brasiliano: la festa di strada più grande del pianeta. Ma Bahia è anche una tra le città più violente del Brasile.

Il tema della sicurezza pubblica è un problema storico nello Stato di Bahia, uno dei più grandi e popolosi del Brasile, con tassi elevati di disoccupazione e salari più bassi della media nazionale. Un fenomeno che negli ultimi tempi sta assumendo proporzioni mai viste. Nel mese di settembre sono stati uccisi 51 presunti appartenenti a fazioni criminose in conflitti a fuoco con le forze dell’ordine, secondo i dati ufficiali della polizia. Fonti non ufficiali parlano di un bilancio sensibilmente più alto con morti sepolti in zone abbandonate della matagal, la foresta.

Nella quotidianità dello Stato di Bahia si va dalla microcriminalità che prende di mira lavoratori e persone di umili condizioni – rapine di cellulari e di denaro ai danni di negozi o malcapitati, una vera e propria guerra tra poveri – alle facçoes, organizzazioni che hanno il dominio su vari quartieri di Salvador per la vendita di stupefacenti: maconha, cocaina, crack. In questo secondo caso siamo di fronte a criminali professionisti ben organizzati ed armati con mitragliatori, fucili, lanciagranate tenuti in arsenali nascosti.

Alla fine di settembre si è tenuta una riunione al vertice nel ben noto Gran Hotel Stella Maris alla quale hanno partecipato il segretario nazionale alla sicurezza e i comandanti della polizia militare allo scopo di trovare le contromisure a questa ondata di sparatorie e sangue. Ma la situazione a Salvador continua a peggiorare poiché due organizzazioni criminali di livello nazionale stanno tentando di prendere il controllo di alcuni quartieri della città. I continui scontri a fuoco tra tali organizzazioni e la polizia, oltre a provocare morti sul campo producono anche vittime innocenti per le balas perdidas, le pallottole vaganti sparate da poliziotti e criminali. Può capitarci chiunque: un padre di famiglia che si reca al lavoro, una madre che accompagna i figli a scuola, un bambino che gioca tra le mura di casa. La vita quotidiana del bahiano medio è peggiorata per queste sparatorie. Gli autobus pubblici non passano nei quartieri oggetto di conflitti a fuoco, i centri della sanità pubblica (ambulatori, cliniche, ecc) e le scuole chiudono per lo stesso motivo.

Le favelas sono i posti preferiti dagli uomini delle fazioni criminali per reclutare nuove leve, di solito giovani poco più che ventenni, spesso senza lavoro e attratti da facili guadagni, che vengono impiegati in azioni di sorveglianza delle vie di accesso al quartiere. Sono armati e muniti di cellulare: entrare in una boca de fumo, i rioni dove si vendono stupefacenti, non è consigliabile per chi non vi abita. A ciò si aggiunge il fatto che in Brasile la legge sul possesso di armi in Brasile non è restrittiva. Tanti cittadini posseggono pistole e la vendita delle armi negli ultimi anni è aumentata sulla scorta dell’intenzione di molti di “farsi giustizia con le proprie mani”. Un Far West brasiliano che rischia di rivelarsi peggiore di quello americano. Pagine Esteri

*Risiede da anni in Brasile, di cui è un osservatore della realtà politica e sociale.