di Davide Matrone –
Pagine Esteri, 16 ottobre 2023.
I primi risultati e le dichiarazioni a caldo
Con il 91% dei voti scrutinati il candidato Daniel Noboa vince con il 52.1% dei consensi e uno scarto di quasi 500 mila voti sulla candidata Luisa González. Quest’ultima, nonostante avesse recuperato nelle ultime due settimane, non è stata capace di ribaltare il risultato che comunque era sfavorevole sin dal primo turno. I primi exit poll diffusi alle 18, un’ora dopo la chiusura dei seggi, davano in vantaggio Noboa con un 53% a 47%. Il tam tam dei primi exit poll ha creato confusione e malumore tra gli addetti ai lavori. Luisa Gonzalez è intervenuta sul suo account di Twitter scrivendo: “Gli exit poll a volte hanno commesso, in passato, dei gravi errori. Attendiamo con calma e determinazione. Con responsabilità democratica seguiremo i dati ufficiali e avremo fiducia nella volontà popolare”.
Dopo i risultati ufficiali, la stessa González con Andrés Arauz e i quadri della Revolución Ciudadana ha ringraziato tutti coloro che hanno camminato insieme durante questi giorni di campagna elettorale riconoscendo la vittoria del candidato Daniel Noboa. “Bisogna rispettare la democrazia e la serietà della politica. Il nostro è un progetto che continuerà per il prossimo futuro”.
Verso le 21,30 il neoeletto presidente della Repubblica dell’Ecuador (il più giovane della storia) ha scritto sul suo account twitter: “Oggi abbiamo fatto la storia. Le famiglie ecuadoriane hanno scelto il Nuovo Ecuador, un paese più sicuro e con più occupazione. Andiamo avanti per realizzare le promesse fatte in campagna elettorale e che la corruzione venga castigata. Grazie Ecuador”
Il primo a fare i complimenti a Daniel Noboa è stato il Presidente uscente Guillermo Lasso che ha scritto le seguenti parole sul suo account di Twitter: “Caro Daniel, presidente eletto dell’Ecuador: i miei complimenti. Oggi, il nostro paese ti ha dato la fiducia per governarlo. Sarà un piacere riceverti martedì al Palacio Carondelet (sede della Presidenza della Repubblica). Dovremo già cominciare il processo di transizione perché conosca fino in fondo la situazione dell’Ecuador per quanto concerne l’economia, la parte sociale e la sicurezza. Complimenti. La nostra democrazia si rafforza”.
Un’analisi del voto
La partecipazione resta stazionaria rispetto a 2 anni fa e cioè intorno all’82% degli aventi diritto con un lieve incremento dello 0.4%. Si registra un calo del voto nullo che passa da 1 milione e 700 mila a 730 mila voti in queste ultime elezioni con un -3,5%. Alle scorse elezioni, il candidato Yaku Perez – che in due anni passa dal 19,3% al 3,9% – fece una dura campagna per il nullo ideologico anche se una parte del suo elettorato votò per Lasso al ballottaggio. Ricordiamo che lo stesso Yaku aveva più volte dichiarato “meglio un banchiere che un despota”.
Se si analizza a prima vista la distribuzione territoriale del voto, si replica il voto del 2021.
La Revolución Ciudadana, che rappresenta la forza di centro-sinistra, marca la sua presenza nella costa, da Esmeraldas al Guayas e conserva e si difende nelle due regioni amazzoniche di Sucumbios e Orellana. Mantiene il suo elettorato in definitiva ma non cresce. Questo elemento deve fare riflettere l’entourage della prima forza politica del Paese.
Arauz aveva conquistato al secondo turno il 47,64% (4 milioni 263, 515 voti) e Luisa González ieri il 47,70% (4 milioni 451,243 voti). In termini percentuali +0,06% e + 187,728 voti. Pochini per conquistare Palacio Carondelet.
Mentre invece la destra – che aveva vinto con Lasso nel 2021 con il 52,36% pari a 4 milioni 656,426 voti – in queste elezioni conquista il 52,30 (-0,06%) e 4 milioni 881 100 voti (+ 224,674 voti). Gli ecuadoriani premiano e ridanno fiducia alla destra nonostante il suo ultimo Presidente in carica – di destra – sia stato sfiduciato nel referendum popolare dello scorso febbraio ed esca con una bassissima accettazione popolare, intorno al 15%, secondo gli ultimi sondaggi Gallup del giugno 2023.
Il paradigma di sviluppo neoliberista esce dalla finestra con Lasso e rientra dalla porta con Noboa.
È curioso notare come la destra vinca nelle regioni e zone economicamente più depresse e con maggior indici di povertà (la Sierra interna per esempio). Questo ci porta a pensare che un maggior impatto negativo del neoliberismo non si traduce, necessariamente, in una reazione allo stesso; c’è accettazione, rassegnazione e addirittura rancore verso chi si oppone. Quindi non è il neoliberista il responsabile del fracasso, bensì il suo oppositore che in Ecuador si configura con Correa e con lo slogan “la colpa è di Correa”. Slogan costruito e trasmesso all’infinito dai mezzi di comunicazione privati.
Un altro dato da analizzare è quello del voto all’estero che si è svolto nelle 97 zone elettorali delle 3 circoscrizioni speciali. Qui, gli oltre 400 mila ecuadoriani (180 mila solo in Spagna) hanno votato dalle 9.00 alle 19.00 (in base ai differenti fusi orari). Non hanno votato per motivazioni logistiche e politiche gli ecuadoriani residenti in Israele, Russia, Bielorussia e Nicaragua.
Ricordiamo che con questo voto si dovevano assegnare 6 parlamentari sui 137 totali. Secondo i dati emanati dal CNE (Consiglio Nazionale Elettorale) la Revolución Ciudadana ha vinto nelle 3 circoscrizioni. In quella Latinoamericana, Caraibi ed Africa ottiene il 37% dei voti validi, nella circoscrizione Europa, Oceania ed Asia conquista il 63% e in Canada e Stati Uniti il 42,1%. Questo vuol dire che la RC conquisterebbe i 6 posti che si sommano ai 48 parlamentari già ottenuti al primo turno.
L’assemblea Nazionale vede quindi una maggioranza del partito della RC con 54 parlamentari su 137, seguito dal gruppo Movimento Construye (28) e poi dal Partido Social Cristiano (14). Il partito ADN del neopresidente Noboa ha solo 13 parlamentari. Quasi scompare Pachakutik che passa da 24 a 4 parlamentari. Sembra ripresentarsi la stessa situazione di 2 anni fa quando Lasso vinse le elezioni ma portò al Parlamento un’esigua pattuglia di 12 parlamentari che gli permisero di governare solo 2 dei 4 anni previsti. Lasso non riuscì a costruire alleanze politiche, anzi. Litigò finanche con il suo maggiore alleato Nebot. Inoltre, la dura opposizione dell’Assemblea Nazionale lo costrinse alla resa con la firma della famosa Muerte Cruzada (lo scioglimento anticipato delle Camere), atto che si è registrato per la prima volta nella storia del Paese.
Ora Noboa, forse, si troverà nella stessa situazione. Dovrà realizzare le riforme con le atre forze politiche e per farlo dovrà negoziare. A meno che non si formi una maggioranza amplia e compatta. Ci riuscirà?
In definitiva, c’è un’egemonia culturale delle élite dominanti in Ecuador che continua a rendere egemoni i propri valori e le proprie idee. Anche in queste elezioni vediamo concretizzarsi un processo mediante il quale i poveri e i subalterni appoggiano i propri oppressori. Gramsci lo spiegava quando diceva appunto che la classe dominante mantiene il suo potere non solo attraverso la forza ma anche attraverso un’egemonia culturale e ideologica (consenso) sulla società. La classe dominante ecuadoriana riesce a stabilire quest’egemonia ideologica attraverso le istituzioni come il sistema educativo, i mezzi di comunicazione (tradizionali, reti sociali e influencers) e la religione. E continua a vincere. La sinistra, con l’uscita di scena di Correa e con il processo di neutralizzazione della destra attraverso i suoi mezzi, dovrà rendere maggioritaria la sua egemonia culturale che ha costruito solo in alcune zone del paese ma non riesce ancora a costruirla nelle altre. Pagine Esteri