AGGIORNAMENTI
ORE 18.40
Secondo l’URNWA – l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi – i dipendenti dell’organizzazioni delle Nazioni Unite uccisi dal 7 ottobre a Gaza dai bombardamenti israeliani sono 39.
Il governo britannico ha affermato oggi che un cessate il fuoco tra Hamas e Israele non è auspicabile perché beneficerebbe soltanto la milizia palestinese, la stessa posizione espressa più volte dall’amministrazione Biden.
Una delegazione di Hamas è attualmente in visita a Mosca, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova in un briefing settimanale, senza fornire ulteriori dettagli. Secondo l’agenzia di stampa statale russa RIA, della delegazione palestinese farebbe parte anche Abu Marzouk, uno dei leader dell’organizzazione.
L’autorità di regolamentazione delle comunicazioni della Malesia emetterà un avvertimento alle società di social media Tiktok e Meta per aver bloccato i contenuti filo-palestinesi sulle loro piattaforme, ha detto oggi il ministro delle comunicazioni di Kuala Lumpur.
ORE 17.30
“Israele è uno Stato democratico con principi molto umanitari che lo guidano ed è per questo che potete essere certi che anche l’esercito israeliano rispetterà le regole derivanti dal diritto internazionale in ciò che fa. Non ho dubbi”. Lo ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, al suo arrivo al vertice Ue convocato per decidere una posizione comune dei 27 sulla crisi mediorientale. “Dal primo giorno dei raid israeliani contro Hamas non c’è stato un obiettivo che non fosse militare” ha invece affermato l’ambasciatore d’Israele in Italia Alon Bar ospite al Salone della Giustizia
“Come Spagna proponiamo che si possa svolgere una conferenza di pace internazionale” sul Medio Oriente “entro sei mesi, affinché tutta la comunità internazionale sia coinvolta nel raggiungimento di una soluzione politica a due Stati”. Lo ha detto il premier spagnolo, Pedro Sanchez, arrivando al vertice Ue.
ORE 15.30
Ore 13.40
Il direttore dell’ospedale Nasser di Khan Younis, a Gaza, ha riferito che solo nelle ultime ore oltre 70 persone sono state uccise dai bombardamenti israeliani nel sud della Striscia. In totale, dal 7 ottobre, le vittime hanno superato quota 7000; 3000 erano minorenni e 1709 donne. I feriti sono invece 18.500, secondo i dati riferiti dal ministero della sanità di Gaza.
La mancanza di cibo viene usata come arma contro i civili di Gaza, ridotti ormai allo stremo. La denuncia arriva da Oxfam, che ha rivolto un appello urgente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e al Governo italiano perché sia consentito l’ingresso nella Striscia di cibo, acqua, carburante e altri beni di prima necessità. Mentre siamo ormai arrivati al 20esimo giorno dall’inizio dell’escalation, la situazione umanitaria è disastrosa e ben 2,2 milioni di persone stanno rimanendo letteralmente senza nulla da mangiare, sottolinea Oxfam. Nonostante dallo scorso fine settimana sia stato consentito l’ingresso a Gaza di 62 camion di aiuti attraverso il valico di Rafah, solo 30 contenevano cibo. Prima del 9 ottobre, 104 camion al giorno consegnavano cibo alla popolazione.
In tarda mattina un certo numero di razzi sono stati sparati dalla Striscia di Gaza verso la parte centrale di Israele, ma sono stati intercettati dal sistema Iron Dome.
Ore 12.00
Amnesty International ha affermato che le minacce da parte dell’esercito israeliano contro i residenti nel nord di Gaza, ai quali Tel Aviv ha intimato di abbandonare l’area, “potrebbero costituire crimini di guerra di punizione collettiva, ritenendo centinaia di migliaia di civili responsabili di atti che non hanno commesso, sulla base esclusivamente della fatto che rimangono nelle loro case quando non hanno un posto sicuro dove andare”. “Dichiarare un’intera città o regione un obiettivo militare è contrario al diritto internazionale umanitario, il quale prevede che chi lancia attacchi debba distinguere in ogni momento tra persone o oggetti civili e obiettivi militari, e debba adottare tutte le misure possibili per evitare di causare danni alle persone” ha affermato Donatella Rovera di Amnesty International.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto oggi l’ingresso immediato e ininterrotto a Gaza degli aiuti umanitari. “Senza carburante, medicine e forniture sanitarie, gli ospedali di Gaza sono sull’orlo di una catastrofe umanitaria inimmaginabile”, ha affermato l’OMS, che afferma di avere scorte sufficienti oltre il confine con l’Egitto per fornire “interventi chirurgici a 3.700 pazienti traumatizzati, servizi sanitari di base ed essenziali per 110.000 persone e attrezzature mediche per 20.000 pazienti affetti da malattie croniche”.
Sono 44 i combattenti di Hezbollah uccisi nel sud del Libano dall’inizio degli scontri con Israele. A renderlo noto la stessa milizia sciita sul proprio canale Telegram.
È salito a 224 il numero aggiornato degli ostaggi ancora in mano di Hamas e ad altri gruppi palestinesi a Gaza. Lo ha riferito il portavoce militare Daniel Hagari. Intanto le autorità di Tel Aviv hanno elevato a 1.117 il numero degli israeliani e degli stranieri uccisi il 7 ottobre che sono stati finora identificati. I civili sono 808 e 309 i soldati.
Ore 10.30
Secondo varie fonti il rilascio di un “numero significativo” di ostaggi nelle mani di Hamas e di altri gruppi della resistenza palestinese potrebbe avvenire nel giro di “pochi giorni”. Lo scrive il quotidiano israeliano Haaretz.
Almeno 24 giornalisti sono stati uccisi in Medio Oriente dal 7 ottobre, giorno dall’attacco di Hamas verso Israele e dell’inizio della punizione collettiva israeliana. Lo rende noto il Comitato per la protezione dei giornalisti. 20 dei giornalisti uccisi sono palestinesi.
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di Redazione
Pagine Esteri, 26 ottobre 2023 – Nel ventesimo giorno di attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza alcuni reparti della fanteria di Tel Aviv e di carri armati hanno compiuto un blitz all’interno del territorio palestinese. Secondo i comandi delle forze armate dello “stato ebraico”, i propri militari sono entrati a Gaza per distruggere «cellule terroristiche di Hamas, infrastrutture e postazioni di lancio di missili» attraverso una incursione definita “selettiva”.
Ma i raid israeliani contro il territorio palestinese sono sempre più micidiali e indiscriminati. Una immagine pubblicata dal Jerusalem Post di Beit Hanoun che mostra la città della Striscia prima e dopo le operazioni militari di Israele, la dice lunga sull’entità delle distruzioni causate dai martellanti bombardamenti. Una situazione comune a tutta la parte centrale e settentrionale del territorio palestinese: edifici rasi al suolo o gravemente danneggiati, strade e infrastrutture cancellate.
Il Ministero palestinese per l’edilizia abitativa ha riferito che circa 200.000 case sono state danneggiate o distrutte a Gaza dai bombardamenti. Il numero delle case completamente o parzialmente distrutte rappresenta più del 25% degli edifici di Gaza. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, l’attuale offensiva israeliana ha distrutto interi quartieri e unità residenziali, nonché ospedali, panifici, mercati, scuole, moschee, chiese ed edifici che offrono servizi essenziali.
Questa notte almeno 18 persone sono state uccise e altre 40 sono state ferite in un raid aereo israeliano condotto a Khan Yunis, nel sud della Striscia, cioè esattamente dove da giorni Tel Aviv invita gli abitanti del nord di Gaza a trasferirsi per sfuggire ai bombardamenti. «Alla gente non restano che scelte impossibili. Nessun luogo è sicuro a Gaza» ha dichiarato Lynne Hastings, coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati.
Smentendo alcune voci che davano l’offensiva terrestre per abortita, in un discorso alla nazione pronunciato ieri sera Benjamin Netanyahu ha ribadito che “ci sarà un intervento di terra a Gaza” ma ha assicurato che non riporterà “i dettagli su quando, come e quanto, né specificherò le varie considerazioni di cui stiamo tenendo conto”. Il ministero della Difesa di Israele ha intanto fatto sapere che intende estendere l’evacuazione delle comunità lungo i confini di Gaza e del Libano fino al 31 dicembre prossimo; finora sono circa 200 mila gli israeliani che sono stati evacuati dal sud e dal nord a causa degli attacchi provenienti dalla Striscia e da Hezbollah.
Da parte sua la rete televisiva libanese Al-Mayadeen ha riferito di alcuni attacchi missilistici notturni contro le truppe statunitensi di stanza presso l’aereoporto di Abu Hajar, nel nord-est della Siria. – Pagine Esteri