di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 7 novembre 2023. Si è svolta alle 9.30 di questa mattina, le 11.30 in Turchia, l’udienza al tribunale di Istanbul per Ayten Öztürk, l’oppositrice politica turca che ha denunciato di essere stata rapita e torturata dalla polizia.
È stata assolta dall’accusa di “propaganda per un’organizzazione terroristica”, formulata in seguito alla pubblicazione di un libro in cui denuncia gli abusi subiti. Resta in attesa della pronuncia della Corte sull’altro processo in cui è imputata e per il quale rischia due ergastoli aggravati.
L’interesse pubblico e internazionale che negli ultimi mesi è cresciuto intorno al suo caso, ha inciso, secondo gli avvocati di Ayten, sulla decisione presa dal giudice. Decine di persone hanno assistito all’udienza, mentre la maggior parte dei sostenitori dell’imputata, ai quali non è stato permesso entrare, hanno atteso la sentenza fuori dall’aula.
Giornalisti, rappresentanti politici turchi e osservatori internazionali hanno ascoltato con attenzione le arringhe degli avvocati di Ayten Öztürk e le sue dichiarazioni finali, nelle quali ha domandato ai giudici perché fosse lei l’imputata e non i boia che l’hanno torturata. Solo pochi giorni fa i suoi avvocati sono riusciti a individuare ad Ankara il centro segreto di detenzione nel quale è stata trattenuta e abusata per sei mesi.
Da quando ha cominciato a denunciare di aver subito torture, Ayten è stata vittima di un forte accanimento giudiziario: attualmente è agli arresti domiciliari da più di due anni e rischia due ergastoli con accuse pretestuose.
“Grazie al sostegno internazionale oggi abbiamo ottenuto questo successo – ha dichiarato l’avvocata Seda Saraldi – e se il sostegno aumenterà, potremo vincere anche il processo più importante”.
“Continueremo insieme, internazionalmente, la lotta per scovare e chiudere i centri segreti di tortura – ci ha detto Ayten -, e insieme vinceremo”.
Pagine Esteri ha prodotto un documentario dal titolo “La rivoluzione di Ayten”, che racconta la sua storia e lo stato del sistema giudiziario e carcerario in Turchia.