della redazione

Pagine Esteri, 28 novembre 2023 – Continuano le operazioni delle forze di sicurezza della Serra Leone contro i responsabili dell’attacco alla capitale Freetown avvenuto domenica scorsa in cui sono morte venti persone, 13 delle quali militari. Nelle ultime ore almeno quattro presunti aggressori e due civili sono stati uccisi in relazione ai fatti di due giorni fa, quando uomini armati hanno fatto irruzione in una caserma e in penitenziari della capitale favorendo la fuga di quasi duemila detenuti. Quindi hanno attaccato installazioni di massima sicurezza fuori da Freetown facendo pensare all’inizio di un colpo di stato, simile a quelli avvenuti in tempi recenti in Mali, Burkina Faso, Guinea, Niger e Gabon.

Secondo un resoconto ufficiale, domenica alle prime ore del giorno un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella caserma Willbeforce per appropriarsi di armi. L’attacco però è fallito. I responsabili sono stati respinti alla periferia di Freetowm ed i loro leader arrestati. Inoltre, i principali centri di detenzione, tra cui il carcere centrale di Pademba Road, sono stati attaccati permettendo la fuga di circa 2000 prigionieri. Solo dopo diverse ore le forze sicurezza avrebbero avuto il sopravvento sui “rivoltosi” che continuano a restare avvolti nel mistero. Sui social circola l’immagine di un ex membro della Guardia dell’ex presidente Ernest Bai Koroma (2007-2018), descritto come uno dei partecipanti all’attacco.

Il presidente Julius Maada Bio parla di un tentativo di “sovvertire l’ordine costituzionale e di minare la pace e la stabilità per cui stiamo lavorando così duramente”. Ma è proprio Bio, autoritario e attaccato al potere, il motivo di tensioni politiche che si trascinano da tempo nel Paese africano. Ad agosto del 2022 nelle proteste scoppiate contro la sua ricandidatura sono morte non meno di 31 persone. Lo scorso giugno, Bio è stato ufficialmente rieletto con il 56 per cento dei voti, vincendo per un pugno di schede – come nelle precedenti elezioni del 2018 – contro il leader dell’opposizione, l’ex ministro degli Esteri Samura Kamara. Il fatto che abbia superato di un soffio la soglia del 55 per cento di preferenze necessarie per essere dichiarato presidente, ha generato polemiche e sospetti.

La Sierra Leone è uscita solo pochi anni fa da una sanguinosa guerra civile che ha fatto 50 mila morti. Pagine Esteri