di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 30 novembre 2023 – L’inverno è arrivato con le sue tempeste di neve e le sue gelate, ed ormai nessuno può più nascondere che la controffensiva ucraina contro i russi, bloccata dai campi minati e dalle fortificazioni erette dalle truppe di Mosca, sia sostanzialmente fallita.
Neanche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che in una lunga dichiarazione dai toni pure trionfalistici – «Kiev ha riconquistato il 50% del territorio occupato da Mosca, l’Ucraina ha prevalso come nazione indipendente e sovrana: questa è una grande vittoria» – non ha potuto non inserire un passaggio incontrovertibile, riconoscendo che «un sostanzioso sostegno militare da parte degli alleati Nato non è riuscito» a permettere agli ucraini di «spostare la linea del fronte: non dovremmo mai sottovalutare la Russia».

Secondo molti osservatori e diplomatici la situazione di stallo che dura ormai da parecchi mesi, con la linea del fronte che non si è sostanzialmente mossa, potrebbe lasciare spazio ad una nuova avanzata delle truppe di Mosca. Ad Avdiivka (nel Donbass), ad esempio – una delle poche località dove si combatte sul terreno una battaglia lunga e feroce – i militari di Mosca starebbero avanzando da tre direzioni, col rischio che le truppe ucraine rimangano chiuse in un cul de sac.

A Kiev servono più truppe
Quella in corso da quasi due anni si è ormai trasformata in una guerra di logoramento, che avvantaggia la Russia, dotata di un apparato militare-industriale in parte obsoleto ma molto più consistente di quello ucraino.
Il timore dei governi occidentali – scrive il Wall Street Journal – è che «la posizione dell’Ucraina sul campo di battaglia possa crollare già quest’inverno» a causa del fatto che l’esercito di Kiev «soffre una carenza della fanteria a causa delle pesanti perdite subite».

Per rimpinguare i ranghi Kiev sta preparando una nuova legge sulla mobilitazione militare generale che estenderebbe il reclutamento a fasce della popolazione finora esentate. D’altronde da quando le truppe russe hanno invaso l’Ucraina, si calcola che circa 600 mila uomini in età di leva abbiano abbandonato il paese per sfuggire all’arruolamento, mentre alcune categorie di cittadini sono state graziate suscitando il risentimento dei soldati impantanati al fronte. Per questo il governo ha intensificato ora la caccia ai renitenti e ai disertori, imponendo multe e pene detentive.

La nuova legge – che stando al presidente della “Commissione per la sicurezza e la difesa nazionale” Oleksandr Zavitnevych sarebbe in via di approvazione – dovrebbe prevedere il reclutamento anche di chi è stato condannato per reati di vario genere, degli studenti universitari finora esentati e dei cittadini ucraini che hanno prestato servizio militare in altri Paesi prima di ottenere la cittadinanza ucraina. Inoltre dovrebbe essere incrementato il reclutamento delle donne nei ranghi dell’esercito.

Soldati ucraini al fronte

Le munizioni arrivano con il contagocce
Ma a Kiev non mancano solo gli uomini; i suoi reparti, soprattutto d’artiglieria, sono a corto di munizioni. L’Unione Europea finora è riuscita a spedire a Kiev neanche un terzo del milione di proiettili che aveva promesso entro il marzo prossimo. Anche le consegne di armi e munizioni provenienti dagli Stati Uniti sono diminuite da quando Washington ha deciso di dirottare verso Israele alcuni stock destinati a Kiev, circostanza segnalata con preoccupazione dallo stesso Volodymyr Zelensky.

Come se non bastasse, ora anche gli aiuti finanziari annunciati da Biden sono in ritardo, anche a causa dell’ostruzionismo dei repubblicani che controllano il senato di Washington.

Il “piano segreto” di Usa e Germania
Alle crescenti difficoltà materiali si sommerebbe però anche un mutamento di strategia degli “alleati” di Kiev. Mentre Zelensky continua a perseguire pubblicamente la riconquista di tutti i territori annessi da Mosca, Crimea compresa, i suoi sostenitori della Nato nutrono ora seri dubbi su una linea intransigente quanto irrealistica, dopo aver lungamente spinto Kiev contro Mosca ed aver chiuso ad ogni seria trattativa nelle fasi iniziali del conflitto.

Per convincere Zelensky alla moderazione e ad un negoziato disponibile anche a “brutali compromessi”, secondo un articolo pubblicato dal quotidiano tedesco Bild che cita alcuni funzionari del governo Scholz, Washington e Berlino avrebbero messo a punto un piano diretto a ridurre gli aiuti militari e finanziari all’Ucraina, fornendo solo quelli sufficienti a evitare una Caporetto. Secondo la fonte citata da Bild, «il piano tedesco-americano è fornire a Kiev il tipo di armi e la giusta quantità per consentire all’esercito ucraino di mantenere l’attuale linea del fronte, ma non di riconquistare territori». Se Zelensky dovesse mettersi di traverso rispetto alla trattativa, il “piano segreto” di Joe Biden e Olaf Scholz (smentito ieri dal ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, che ha detto di non saperne nulla) prevederebbe un congelamento di fatto del conflitto senza il raggiungimento di un cessate il fuoco, così come era avvenuto in Donbass dopo le fasi più cruente del 2014.

Per ora la posizione ufficiale dei governi di Germania e Stati Uniti non è mutata e prevede il “sostegno totale all’Ucraina fino alla sconfitta della Russia”, ma nella grande stampa occidentale i difensori della trattativa, non fosse altro che per motivi di necessità, prendono sempre più piede. Occorre smetterla col «pensiero magico della sconfitta russa» e cominciare a ragionare su una strategia di contenimento di Mosca, ha avvertito nei giorni scorsi il Wall Street Journal, mentre il francese Le Figaro ricordava che «si è dissipata la speranza» di un «collasso dell’esercito russo nel medio termine».


La Russia regge
Anche la Russia ha problemi non indifferenti a mantenere lo sforzo bellico, ma finora ha dimostrato di resistere meglio del previsto. E comunque, “è condannata a vincere”. Le sanzioni occidentali non hanno causato il previsto tracollo del suo Pil e anzi Mosca ha rapidamente riorientato gli scambi commerciali e la vendita dei suoi idrocarburi verso partner asiatici, africani e latino-americani, riuscendo a evitare l’isolamento. Anche la ribellione della Wagner è stata rapidamente assorbita e le falle create al fronte dallo smantellamento della compagnia mercenaria sono state tappate senza grandi problemi. Ora probabilmente Putin spera che la probabile vittoria di Donald Trump alle prossime presidenziali alleggerisca ulteriormente il sostegno statunitense a Kiev, e a quel punto diminuirebbe anche quello europeo spesso frutto proprio delle pressioni (e dei condizionamenti) di Washington.

Cresce la sfiducia in Zelensky
L’andamento non proprio trionfale della guerra nell’ultimo anno continua invece a provocare tensioni e spaccature all’interno dell’establishment ucraino e tra questo e le truppe.
I militari denunciano – racconta ancora Bild in un lungo reportage – le inefficienze della macchina statale e in particolare del governo, che li costringerebbe a combattere in condizioni insostenibili a causa della mancanza di armi ed equipaggiamenti, di assistenza e di una strategia bellica razionale.

Da parte loro, invece, i più stretti collaboratori di Zelensky e i dirigenti del suo partito – “Servitore del popolo” – accusano alcuni generali e soprattutto il capo di Stato Maggiore Valeriy Zaluzhny per il fallimento di una controffensiva che pure, per il presidente, procede a gonfie vele. Il generale è ancora molto popolare e secondo vari analisti potrebbe catalizzare lo scontento elettorale nei confronti dell’ex attore al comando dal 2019, anche se il diretto interessato nega ogni interesse per la politica. Nel dubbio, Zelensky ha rimandato a data da destinarsi le elezioni previste nel marzo del 2024. Secondo i risultati di un sondaggio riportato dall’Economist, la fiducia dei cittadini ucraini nei confronti di Zelensky, anche a causa dei numerosi scandali per corruzione che hanno interessato il suo entourage, è scesa al 32%, mentre il generale Zaluzhny godrebbe del sostegno del 70% del campione. Anche il direttore dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov – la cui moglie sarebbe stata recentemente avvelenata – potrebbe contare su un 45% di opinioni positive.

Dopo aver rimosso vari stretti collaboratori di Zaluzhny, colpevole di aver confessato in un’intervista all’Economist le difficoltà di Kiev, Zelensky avrebbe ora ordinato ai governatori regionali di «interrompere ogni comunicazione» con il capo di Stato Maggiore, per evitare che “le élite regionali creino entusiasmo” intorno alla figura di Zaluzhny. Almeno così scrive il giornale online ucraino “Strana”, considerato un media dell’opposizione e filorusso (anche se è stato bandito anche da Mosca per le sue critiche nei confronti del Cremlino) e per questo teoricamente chiuso dal governo di Kiev già nel 2021. – Pagine Esteri

* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.