di Daniele De Michele “Donpasta”
“Pop Palestine. Viaggio nella cucina popolare palestinese” (Melteni Editore, Febbraio 2024) di Fidaa Abu Hamdiya e Silvia Chiarantini è un romanzo d’avventura, un diario di bordo da marinai, un libro di geografia scritto da un politico avveduto, un tomo di storia redatto da un vecchio studioso chiuso nella sua biblioteca impolverata. Questo libro è talmente immerso tra le storie che le ricette sono un momento di tregua, di pace prima della tempesta, dolce, malinconica e poetica, che questi avventurosi compagni di viaggio ci hanno regalato.
Perché parlare di Palestina è un non senso, non ne parla nessuno in questi termini, a pochi viene in mente di considerarla meta turistica, nessuno immagina che ci sia una vita oltre la guerra, che esista una cucina che non sia da campo. Questo libro racconta la Palestina attraverso una serie di escamotage narrativi geniali: le ricette, i viaggi, i sorrisi, le cose belle. Pare di dimenticare, ma tanto più il viaggio si fa leggero, tanto più si percepiscono la dignità, la fantasia di questa gente, il coraggio, ed emerge forte il disagio di vivere con loro ogni piccola lesione della dignità che vivono nella quotidianità della cucina.
Messa così, possiamo dirlo che questo è un libro di viaggio e di cucina. Come ce ne sono pochi, perché spesso, troppo spesso ci si dimentica il nocciolo della questione: cos’è la cucina? E cosa rappresenta? Rappresenta la vita quotidiana della gente, il suo stare al mondo, il suo affrontare le difficoltà e poi sedersi per un istante a rinfrancarsi, e per farlo ci si mette in connessione con i propri avi, ci si siede con i propri ospiti e si preparano dolci manicaretti che rendono per un istante più bella la realtà. È come la poesia, la cucina. Rende più belle le cose. Questo non è un libro di viaggi, neppure un libro di cucina, ma è cucina degli incontri casuali, erranti, generosi. È una raccolta di poesie, dunque.