di Michele Giorgio
Pagine Esteri, 3 giugno 2024 – I risultati finali delle elezioni hanno confermato la svolta politica storica avvenuta in Sudafrica. L’African National Congress (Anc), il partito politico legato al nome di Nelson Mandela che ha posto fine all’era dell’apartheid, ha perso la maggioranza assoluta e con essa la sua presa sul potere che durava da tre decenni. Ieri la Commissione elettorale nazionale sudafricana ha annunciato che l’Anc ha ottenuto circa il 41 per cento (159 seggi su 400) dei voti, seguito da Alleanza democratica al 21,81% (87 seggi). Al terzo posto, con il 14,59 per cento (58 seggi), la rivelazione del voto, il partito Mkhonto we Sizwe (Mk) filo zulu, fondato di recente dall’ex presidente Jacob Zuma uscito dall’Anc dopo essere stato processato e condannato per corruzione. Al quarto con il 9,51% (39 seggi) l’Eff di Julius Malema (sinistra radicale) che accusa l’Anc di aver tradito le aspettative della popolazione nera che ora affronta un forte aumento dei livelli di povertà.
L’Anc dovrà formare una coalizione con alcune di queste compagini in apparenza molto lontane le une dalle altre. Intanto ha già fatto sapere a chi chiede le dimissioni del presidente Cyril Ramaphosa che non rinuncerà in alcun caso al suo leader.
Il centrista John Steenhuisen, capo di Alleanza democratica, invita all’unità nazionale e secondo alcuni potrebbe accettare un compromesso pur di governare mettendo da parte la sua storica avversione verso il partito di maggioranza relativa.
Per l’Anc l’alleanza più naturale sarebbe con Mk e Eff ma avrà forti difficoltà a coinvolgere Jacob Zuma che ha il dente avvelenato con Ramaphosa e afferma di avere le prove di “gravi brogli elettorali” – che però non presenta – ed evoca dure proteste popolari, come quelle seguite alle sue dimissioni dalla presidenza che causarono numerosi morti e feriti.
In queste ore si considerano anche i riflessi che l’esito del voto potrebbe avere sulla politica estera del Sudafrica il cui ruolo sulla scena globale sta crescendo. In particolare, in Medio oriente. A inizio anno Pretoria ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia di avviare un procedimento per genocidio contro Israele per la sua devastante offensiva militare contro Gaza. Il Sudafrica da decenni si identifica con la causa palestinese e vede nella politica israeliana nei confronti di Gaza e della Cisgiordania dei paralleli con i Bantustan per i neri sudafricani sotto il governo bianco dell’apartheid. Perciò la perdita della maggioranza assoluta da parte dell’Anc ha fatto notizia in Israele.
Il caso alla Corte dell’Aia potrebbe andare avanti per anni, il che significa che il nuovo esecutivo di coalizione sudafricano lo erediterà. I potenziali partner di governo dell’Anc hanno posizioni diverse e in un caso persino più estreme sul procedimento contro Israele. Alleanza democratica non è d’accordo con l’accusa di genocidio contro Tel Aviv e preferirebbe vedere il Sudafrica impegnato a sostegno di soluzione politica negoziata dell’occupazione israeliana dei palestinesi. L’Eff è fortemente filopalestinese e vuole che il Paese adotti una linea più dura contro Israele. Jacob Zuma non ha manifestato ancora una posizione precisa e al momento appare più interessato alla resa dei conti con l’Anc che ad occuparsi di politica estera. Tuttavia, in passato l’ex presidente sudafricano ha manifestato solidarietà ai palestinesi.
Si ritiene che un’eventuale alleanza Anc-Eff-Mk non porterà a scossoni nella politica in Medio oriente, così come nelle relazioni sempre più strette tra il Sudafrica e la Russia. Se invece il partito di Mandela sarà costretto a trovare un compromesso anche con Alleanza democratica, il nuovo governo potrebbe scegliere una linea più morbida verso Israele e meno amichevole con Mosca. Pagine esteri