Per gli Stati Uniti ora a Gaza va meglio e Israele non ostacola l’aiuto umanitario

Per gli Stati Uniti ora a Gaza va meglio e Israele non ostacola l’aiuto umanitario

della redazione 

(foto fermo immagine da Youtube)

Pagine Esteri, 13 novembre 2024 – Prima di passare la mano all’Amministrazione di Donald Trump, Joe Biden e il suo entourage hanno deciso di fare un ulteriore regalo al governo Netanyahu affermando che Israele non ostacola l’assistenza umanitaria a Gaza e, pertanto, non sta violando la legge statunitense per le forniture militari. A comunicare la posizione americana è stato ieri il Dipartimento di Stato che pure descrive come disperata la situazione umanitaria nell’enclave palestinese.

 

Esattamente un mese fa, il Segretario di Stato Antony Blinken e il Segretario alla Difesa Lloyd Austin in una lettera avevano indicato alle loro controparti israeliane un elenco di misure specifiche che Tel Aviv avrebbe dovuto adottare tassativamente entro 30 giorni per migliorare della difficile condizione di oltre due milioni di civili palestinesi. La mancata adozione di tali misure, avevano avvertito, avrebbe avuto conseguenze sugli aiuti militari americani a Israele. Ma alla scadenza dell’aut aut, il vice portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel si è rifiutato di dire se i criteri fossero stati rispettati. Ai giornalisti ha riferito soltanto che Israele aveva preso misure per rispondere alle richieste fatte un mese fa e che Washington avrebbe continuato a valutare la situazione. “Abbiamo visto alcuni progressi. Vorremmo vederne altri. Se non ci fosse stato l’intervento degli Stati Uniti, questi cambiamenti non avrebbero mai avuto luogo”, ha detto Patel per lo sbigottimento di agenzie e ong umanitarie.

Contro il punto di vista statunitense espresso dal portavoce Patel, otto gruppi umanitari internazionali, tra cui Oxfam e Save the Children, denunciano che Israele non è riuscito a soddisfare le richieste. E ricordano che il 4 novembre, il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, aveva descritto come insufficienti i risultati delle misure in apparenza adottate dal governo Netanyahu. E nei giorni scorsi esperti di sicurezza alimentare globale avevano lanciato l’allarme sull’imminenza della carestia in alcune parti della Striscia di Gaza settentrionale dove Israele porta avanti un’offensiva da oltre un mese una pesante offensiva militare.

La carestia viene dichiarata quando almeno il 20 percento delle famiglie in una determinata area o regione vive una mancanza estrema di cibo e si trova ad affrontare la fame e l’indigenza. Indica anche che almeno il 30 percento dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione acuta e due persone su 10.000 muoiono ogni giorno per fame assoluta o per l’interazione tra malnutrizione e malattia.

In fila per il cibo a Gaza

“La situazione più grave è al nord di Gaza ma anche nel sud sta rapidamente peggiorando”, ha affermato in una dichiarazione Sally Abi Khalil, direttrice per il Medio Oriente di Oxfam International. “E’ un crimine contro l’umanità scatenare la carestia su una popolazione. Israele sta usando la fame come arma di guerra a Gaza mentre il resto del mondo resta a guardare”, ha denunciato

Patel si è rifiutato di spiegare perché Washington abbia scelto di fondare la sua valutazione sui provvedimenti annunciati da Israele dopo aver affermato che sarebbero stati usati come metro di paragone i risultati sul campo. Poche ore dopo, contraddicendo quanto sostenuto dal Dipartimento di Stato, gli Usa hanno sottolineato attraverso la loro ambasciatrice alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield che “non ci devono essere spostamenti forzati né politiche di fame a Gaza” da parte di Israele.

Grande la soddisfazione espressa dall’ambasciatore israeliano all’ONU Danny Danon. “Lavoriamo a stretto contatto con i nostri alleati a Washington”, ha detto ai giornalisti. “Abbiamo fatto molto. Abbiamo lavorato duramente per assistere le esigenze umanitarie a Gaza”, ha dichiarato ai giornalisti. Pagine Esteri

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