della redazione – 

Pagine Esteri, 7 gennaio 2025. Gli Stati Uniti hanno trasferito in Oman 11 detenuti yemeniti detenuti a Guantanamo, rimasti imprigionati senza accuse per oltre 20 anni.

Amnesty International ha accolto con favore la notizia del trasferimento, ma ha esortato il presidente Biden a “porre finalmente fine all’aborrita pratica statunitense della detenzione a tempo indeterminato a Guantanamo senza accusa né processo, trasferendo i restanti detenuti che non sono stati accusati o processati. Questo sarebbe un importante risultato della sua presidenza”.

Il Centro per i diritti costituzionali (CCR), con sede negli Stati Uniti, ha dichiarato che tra gli 11 detenuti trasferiti in Oman c’è Sharqawi al-Hajj, che ha portato avanti lunghi e ripetuti scioperi della fame in segno di protesta per la sua condanna a 21 anni inflittagli dopo due anni di detenzione e tortura da parte della CIA.

Nell’ultimo mese, le autorità statunitensi hanno rilasciato diversi prigionieri di Guantanamo. Tra questi, il tunisino Rida bin Saleh Al Yazidi, detenuto nella prigione fin dalla sua apertura nel 2002 senza essere mai stato accusato.

Il presidente uscente Joe Biden si era impegnato a chiudere Guantanamo prima delle elezioni del 2020. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha fatto sapere lunedì 6 gennaio che “Gli Stati Uniti apprezzano la volontà del governo dell’Oman e di altri partner a sostenere gli sforzi degli Stati Uniti in corso incentrati sulla riduzione responsabile della popolazione detenuta e, in ultima analisi, sulla chiusura della struttura di Guantanamo Bay”.

Amnesty International ha dichiarato che “La struttura di detenzione militare a Guantánamo Bay è una macchia lampante e di lunga data sul record dei diritti umani degli Stati Uniti. Oggi, continua a detenere 15 uomini musulmani, sei dei quali non sono mai stati accusati di un crimine”.

Nel 2021 la Ong che si occupa di diritti umani ha pubblicato un rapporto che evidenzia le violazioni dei diritti umani in corso presso la struttura di detenzione di Guantanamo Bay.

Il rapporto documenta un catalogo di violazioni perpetrate nei confronti dei detenuti nella struttura, dove le vittime di tortura sono trattenute con cure mediche inadeguate a tempo indeterminato e in assenza di processi equi: “Le detenzioni a Guantánamo sono iniziate dalla decisione di inquadrare la risposta degli Stati Uniti agli attacchi dell’11 settembre come una guerra globale al terrore, aggirando le protezioni dei diritti umani nel perseguimento della raccolta di informazioni. Crimini di diritto internazionale come la tortura e la sparizione forzata sono stati commessi contro i detenuti deliberatamente tenuti fuori dalla portata del controllo giudiziario in strutture segrete gestite dalla Central Intelligence Agency in altri paesi o a Guantánamo. Il rapporto chiede una rinnovata urgenza su questo tema, accompagnata da un genuino impegno per la verità, la responsabilità e il rimedio, nonché il riconoscimento che la detenzione a tempo indeterminato a Guantánamo non deve essere consentita più a lungo”. Pagine Esteri