Il presidente autoproclamato della Siria, Ahmed Sharaa, ha dichiarato che le uccisioni negli ultimi tre giorni di centinaia di siriani alawiti rappresentano una minaccia all’unità del Paese e ha promesso di punire i responsabili, compresi i suoi stessi alleati, se necessario. Ma dalle regioni costiere giungono anche oggi notizie di uccisioni e saccheggi e di villaggi alawiti – considerati roccaforti dei sostenitori del presidente deposto Bashar Assad – dati alle fiamme da bande di miliziani sunniti alleati delle forze di sicurezza. Gli oltre 1500 morti di questi giorni, in gran parte civili, hanno gettato più di un’ombra sul futuro della Siria oggi governata da religiosi estremisti mentre i governi occidentali e le monarchie sunnite arabe continuano ad elogiare Ahmed Sharaa e a promettergli aiuti economici e sostegni politici.  Sharaa sarebbe stato invitato alla conferenza dei donatori Bruxelles. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Trombetta, giornalista e analista, specialista di Siria e Libano.