Pagine Esteri – Decine, forse centinaia di persone, tra cui molte donne e bambini, sono state uccise e altrettante sono state ferite a causa di un bombardamento aereo condotto dalle Forze armate sudanesi (Saf) nello Stato del Darfur settentrionale.

Lo ha denunciato l’organizzazione per i diritti umani “Emergency Lawyers”, che in una nota ripresa dal quotidiano “Sudan Tribune” ha affermato che l’aeronautica militare di Khartoum «ha commesso un orribile massacro» bombardando il mercato di Tura, a nord della capitale statale El Fasher, e ha descritto il bombardamento – che ha colpito un’area civile affollata – come una flagrante violazione del diritto umanitario internazionale e un crimine di guerra sistematico ai sensi delle Convenzioni di Ginevra e dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (Cpi).

L’esercito ha negato di aver bombardato un obiettivo civile e sostiene di aver colpito un sito militare. I video condivisi sui social mostrano decine di corpi a terra, carbonizzati dalle esplosioni.

L’aeronautica militare sotto il controllo del generale Abdel Fattah Al-Burhan nelle ultime settimane ha intensificato le operazioni belliche in tutto il Darfur, prendendo di mira le aree controllate dalle Forze di supporto rapido (Rsf) guidate dal generale Mohamed Hamdane Dagalo.
Il bombardamento di ieri sarebbe una reazione alla conquista da parte delle Rsf, venerdì scorso, della città di Al Maliha nel Nord Darfur, dove secondo testimoni locali citati dal Sudan Tribune i miliziani avrebbero commesso un massacro costringendo migliaia di abitanti a fuggire verso Al Fasher, l’unico capoluogo delle cinque province del Darfur a non essere controllata dai paramilitari di Dagalo.

Nei giorni scorsi le Forze Armate Sudanesi hanno ripreso il controllo del Palazzo Presidenziale e di alcuni ministeri nella capitale federale Khartoum, sotto il controllo delle Rsf sin dall’inizio della ribellione delle milizie agli ordini del fino ad allora stretto collaboratore del presidente. Proprio oggi, poi, le truppe governative hanno riconquistato anche l’aeroporto della capitale. L’esercito afferma in un comunicato di aver preso il controllo anche delle aree di Tiba al Hasanab a Jabal Awliya, considerate le basi principali dell’Rsf nel Sudan centrale, e di aver riconquistato tutti i ponti sul fiume Nilo che collegano le tre città che compongono la cosiddetta Grande Khartoum.

La riconquista di Khartoum rappresenta una svolta cruciale nel conflitto scoppiato nell’aprile 2023, ma che mette fine ai combattimenti. Le Rsf controllano infatti ancora quasi l’intera regione del Darfur e alcune aree del Kordofan settentrionale (tra cui la capitale Ol Obeid), occidentale e meridionale. Le Rsf sono inoltre presenti nell’area di confine sud sudanese che collega gli Stati del Nilo Azzurro e del Nilo Bianco, dove di recente si sono scontrate con le milizie sud sudanesi dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan all’opposizione (Splm-Io), la fazione dell’Splm fedele al vicepresidente del Sud Sudan, Riek Machar.

A causa della guerra civile che dura ormai da due anni sono state uccise decine di migliaia di persone e più di 10 milioni hanno dovuto lasciare la propria casa a causa dei combattimenti e della penuria di cibo e medicine. Pagine Esteri