Dopo la strage nei giorni scorsi di 11 alawiti a Homs da parte di forze governative, seguita al massacro di almeno 1700 civili della stessa comunità sulla costa mediterranea, l’aggressione le forze governative islamiste agli ordini del presidente autoproclamato Ahmad Sharaa e dei loro alleati, si è abbattuta su Jaramana, quartiere a maggioranza drusa alla periferia di Damasco. Almeno 14 persone sono state uccise tra drusi e miliziani islamisti sunniti.

Il ministero degli Interni nel frattempo ha inviato rinforzi per riprendere il controllo della zona di Ashrafieh Sahnaya, nella campagna di Damasco,  dopo gli agguati a posti di blocco militari avvenuti martedì sera.

Gli attuali governanti, con radici nel jihadismo legato ad al-Qaeda, cercano di convincere la comunità internazionale di voler costruire un Paese inclusivo e pluralista. Ma i fatti sul terreno dicono l’opposto e gli episodi di violenza settaria, come quello di Jaramana, gettano altre ombre sul futuro.

Gli scontri, raccontano fonti locali e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono esplosi dopo che una clip audio, contenente insulti al profeta Maometto, ha cominciato a circolare sui social media. L’audio è stato attribuito a un religioso druso, ma lo stesso Marwan Kiwan ha smentito con decisione ogni coinvolgimento: “Nego categoricamente che l’audio sia stato realizzato da me. Non l’ho detto, e chiunque l’abbia realizzato è un uomo malvagio che vuole fomentare conflitti tra diverse componenti del popolo siriano”.

Le sue parole non sono bastate a placare la rabbia e si è scatenata la rappresaglia da parte milizie legate al nuovo governo di Damasco. Le strade si sono trasformate in campi di battaglia, i quartieri si sono svuotati. “Eravamo intrappolati nelle nostre case mentre continuavamo a sentire il rumore intermittente degli spari”, ha raccontato un residente all’agenzia AFP. “I bambini non sono andati a scuola e le strade del nostro quartiere sono vuote questa mattina”. “Temo che la situazione possa degenerare ulteriormente”, ha detto Riham Waqqaf, operatrice umanitaria e madre di due bambini”.  A Jaramana i negozi sono ancora chiusi e la paura aleggia dietro le finestre. I corpi degli aggressori, riferisce Rayan Maarouf, caporedattore della testata locale Suwayda24, sono stati trattenuti per ore dai miliziani locali.

La leadership religiosa drusa di Jaramana ha preso posizione con parole dure, definendo “ingiustificato” l’attacco armato che ha “preso di mira civili innocenti e terrorizzato i residenti”. Pur condannando fermamente ogni insulto al profeta Maometto – “la registrazione audio è un tentativo di seminare conflitti e divisioni” – i religiosi hanno puntato il dito contro le autorità siriane: “Hanno la piena responsabilità dell’incidente e di qualsiasi peggioramento della crisi”.

Lo sceicco Hikmat al-Hajri, uno dei principali leader religiosi drusi, ha parlato apertamente di “attacchi terroristici” e ha accusato le nuove autorità di voler emarginare la comunità drusa, così come faceva il regime precedente.

Un accordo di tregua raggiunto nella notte prevede la cessazione immediata delle ostilità, il risarcimento alle famiglie delle vittime e l’impegno a perseguire i responsabili. Ma il clima rimane teso e molti dubitano che la tregua possa reggere. Già si segnalano violenze in altre località.

Non è la prima volta che Jaramana diventa teatro di scontri. Già a febbraio, un membro delle forze di sicurezza era stato ucciso dopo aver aperto il fuoco in aria. Il giorno seguente, un gruppo armato proveniente da Mleiha – altro sobborgo della capitale – aveva fatto irruzione nel quartiere druso, innescando un nuovo scontro a fuoco con morti e feriti.

Intanto Israele cerca di sfruttare a suo vantaggio la situazione, spinto anche dai suoi cittadini drusi in Galilea, che chiedono di “proteggere i loro fratelli in Siria”.   In uno sviluppo significativo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yisrael Katz hanno annunciato in una dichiarazione congiunta che l’esercito di occupazione israeliano ha condotto un'”operazione di avvertimento” prendendo di mira un gruppo che si starebbe preparando ad attaccare i drusi siriani ad Ashrafieh Sahnaya. Hanno dichiarato di aver inviato un messaggio al governo di Damasco chiedendogli di intervenire e impedire qualsiasi danno ai drusi.

Alla fine di marzo, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva messo in guardia le autorità siriane dal “danneggiare la minoranza drusa” e avvertito che Israele potrebbe intervenire militarmente. Tel Aviv dopo la caduta di Assad a dicembre ha occupato almeno 500 kmq di territorio siriano a ridosso del Golan e preme per la frammentazione ulteriore della Siria con la creazione di una entità autonoma o indipendente drusa. Ma i leader drusi siriani hanno condannato queste interferenze e ribadito di essere cittadini fedeli della Siria.

La comunità drusa – circa un milione di fedeli nel mondo, di cui oltre la metà in Siria – affonda le proprie radici nel X secolo, come derivazione dell’ismailismo sciita. Nei lunghi anni di conflitto in Siria dal 2011, i drusi hanno cercato di mantenere una posizione neutrale, organizzando forze di autodifesa nelle proprie aree.