Le autorità egiziane hanno annunciato ieri la scarcerazione di Alaa Abdel Fattah, attivista, scrittore e sviluppatore informatico, una delle voci più riconosciute della rivoluzione anti-Mubarak del 2011. La decisione, formalizzata attraverso un perdono presidenziale concesso da Abdel Fattah al-Sisi, segna la fine di un’odissea giudiziaria e umana durata quasi sei anni, contrassegnata da condizioni detentive durissime.
Arrestato l’ultima volta il 29 settembre 2019, Abdel Fattah era stato condannato nel dicembre 2021 a cinque anni di reclusione da un tribunale d’emergenza per la sicurezza dello Stato. L’accusa, ritenuta infondata dai centri per i diritti umani e da organismi delle Nazioni Unite, era quella di “diffusione di notizie false” a seguito della condivisione di un post sui social media in cui denunciava episodi di tortura nelle carceri egiziane. Per Amnesty International e Human Rights Watch la condanna ha rappresentato uno dei casi più eclatanti della repressione politica in Egitto.
Secondo i calcoli della difesa, considerando i 26 mesi di detenzione preventiva già scontati prima della condanna, la pena sarebbe dovuta terminare il 29 settembre 2024. Le autorità egiziane, tuttavia, hanno sostenuto che Abdel Fattah sarebbe rimasto in carcere fino al gennaio 2027. Questa decisione ha suscitato proteste in patria e all’estero, oltre a una crescente pressione diplomatica, in particolare da parte di Londra che dal 2021 ha riconosciuto ad Abdel Fattah la cittadinanza britannica.
Le condizioni detentive hanno aggravato ulteriormente la vicenda. All’attivista sono stati negati incontri regolari con glòi avvocati. Le testimonianze della famiglia parlano di celle prive di ventilazione e di luce naturale, di isolamento prolungato e di privazioni continue. In risposta, Abdel Fattah ha intrapreso uno sciopero della fame che ha messo in pericolo la sua vita. La madre, la matematica e attivista Laila Soueif, ha a sua volta messo in atto proteste e digiuni, rafforzando la campagna per la liberazione del figlio.
Il rilascio di Abdel Fattah è stato accolto come una vittoria dalla società civile egiziana e dalle ong che da anni denunciano l’uso sistematico della detenzione preventiva e di tribunali speciali per colpire il dissenso. Ma al tempo stesso lascia aperti interrogativi sulla sorte di migliaia di altri prigionieri politici, meno noti e meno sostenuti da reti internazionali di solidarietà, che continuano a languire nelle carceri egiziane. La scarcerazione di Abdel Fattah rischia di restare un episodio isolato piuttosto che segnare un reale mutamento di rotta nella politica repressiva del Cairo.
Non è noto quale sarà il futuro dell’attivista. Alcuni parlano della possibilità che lasci l’Egitto per raggiungere il Regno Unito, dove vive parte della sua famiglia. Tuttavia non è escluso che su di lui continuino a gravare restrizioni di movimento o nuovi procedimenti giudiziari. Negli ultimi anni i tribunali egiziani hanno spesso fatto ricorso a varie misure per prolungare il controllo sugli oppositori anche dopo la scarcerazione.