Ultimo aggiornamento: ore 09.00, 4 ottobre

Hamas ha risposto al piano del presidente Usa Donald Trump sul futuro di Gaza. Dopo aver detto di apprezzare l’impegno di Washington, ha dichiarato di essere disposta a liberare tutti gli ostaggi e a insediare una amministrazione tecnocratica palestinese, come richiesto dalla proposta, in cambio di un cessate il fuoco e dell’ingresso immediato di aiuti umanitari. La dichiarazione, tuttavia, non risponde alle richieste americane in merito al disarmo e all’esilio dei membri del movimento. Ma torna a chiedere il ritiro completo dell’esercito israeliano dalla Striscia, e il rispetto del diritto internazionale.

“Per quanto riguarda le altre questioni contenute nella proposta di Trump relative al futuro di Gaza e ai diritti intrinseci del popolo palestinese – dice Hamas – queste sono legate a una posizione nazionale collettiva e alle pertinenti leggi e risoluzioni internazionali. Esse saranno discusse attraverso un quadro nazionale palestinese complessivo, al quale Hamas parteciperà e contribuirà in modo responsabile”.

Secondo fonti dell’Afp, Hamas aveva chiesto più tempo. Ma Trump, nel pomeriggio, ha risposto con un lungo post nel quale ha fatto riferimento al solito “inferno” che si sarebbe questa volta scatenato se il gruppo palestinese non avesse risposto entro la mezzanotte (ora italiana) di domenica 5 ottobre.

Trump ha commentato positivamente la risposta di Hamas, dichiarando di credere che “siano pronti per una pace duratura”. Il presidente degli Stati Uniti ha aggiunto che Israele deve immediatamente fermare i bombardamenti “così da poter liberare gli ostaggi in modo sicuro e rapido”. Sempre fiducioso di poter ottenere il Nobel per la pace (la Commissione deciderà la nomina il prossimo 10 ottobre), ha concluso: “Siamo già impegnati in discussioni sui dettagli da definire. Non si tratta solo di Gaza, si tratta della pace in Medio Oriente, attesa da lungo tempo”.

I media israeliani sottolineano l’eccezionalità della richiesta di cessate il fuoco prima che sia stato raggiunto un accordo completo. Netanyahu ha dichiarato che “si sta preparando per l’immediata attuazione della prima fase del piano di Trump”, ossia al rilascio degli ostaggi. Washington è Tel Aviv premono affinché la liberazione di tutti gli ostaggi, in cambio di quella dei prigionieri palestinesi, avvenga immediatamente, entro poche ore. Ma Hamas intende negoziare i punti salienti della proposta americana ed è inverosimile che procederà alla liberazione prima di aver chiarito gli accordi sul disarmo e sul ritiro completo di Israele.

“Continueremo a lavorare in pieno coordinamento con il presidente e la sua squadra – ha dichiarato Netanyahu – per porre fine alla guerra in conformità con i principi stabiliti da Israele, che si allineano con la visione del presidente Trump”.

Intanto, il leader israeliano di opposizione, Yair Lapid, ha già offerto al premier il sostegno del suo partito affinché il governo accetti l’accordo e non rischi di cadere se gli alleati di destra estrema dovessero dimettersi.

Dopo la richiesta di cessate il fuoco, pesanti bombardamenti israeliani hanno colpito diverse aree di Gaza City e i campi profughi del centro della Striscia. Mentre scriviamo, i raid sono in corso. A Gaza, dopo l’annuncio di Hamas, molti palestinesi hanno festeggiato con urla e pianti liberatori la speranza della fine degli attacchi e del blocco israeliano.

Poche ore prima della risposta del movimento palestinese, le Nazioni Unite hanno diffuso la relazione di un team indipendente che si occupa di diritti umani per il Consiglio di sicurezza Onu. Il gruppo ha pubblicato 15 motivi per cui il piano statunitense non rispetta il diritto internazionale, definendo illegale l’occupazione a guida USA, lo sfruttamento delle risorse di Gaza in un progetto economico internazionale (sempre a guida Usa). L’autodeterminazione palestinese non viene chiaramente definita nella proposta Trump – dichiarano gli esperti – considerata una scelta eventualmente operata da attori terzi, senza il coinvolgimento degli stessi palestinesi. In ogni caso, per il team Onu, quelle che si presentano come proposte da scambiare, sono in realtà i principi basilari del diritto internazionale. E corrispondono a ciò la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di fare: ritirarsi dai Territori occupati, garantire il diritto alla libertà e all’autodeterminazione del popolo palestinese. Inoltre, nella proposta statunitense non esiste riferimento alle responsabilità israeliane nel genocidio e nella distruzione di Gaza, né viene chiarita una compensazione, da parte di Tel Aviv. Alla stessa maniera, il team critica la decisione di dare amnistia completa a tutti i membri di Hamas, compresi quindi coloro che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre 2023 in Israele. Pagine Esteri