di Valeria Cagnazzo*
Pagine Esteri, 13 dicembre 2022 – Una media di 4 bambini uccisi o feriti ogni giorno, tutti i giorni, dal 2015 ad oggi. Oltre 3.770 quelli che hanno perso la vita, ma il dato potrebbe essere di gran lunga sottostimato. E’ quanto emerge dal più recente rapporto pubblicato dall’UNICEF, l’Agenzia per l’infanzia delle Nazioni Unite, sugli otto anni di conflitto in Yemen.
A pagare le spese del conflitto che devasta il Paese dal 2015 e vede scontrarsi le forze filogovernative, sostenute dall’Arabia Saudita, e i ribelli Houthi, appoggiate dall’Iran, sono, ancora una volta, i bambini. Al termine del suo ultimo viaggio in Yemen, la Direttrice Esecutiva dell’Unicef, Catherine Russell, ha denunciato la drammatica situazione in cui versa il Paese e soprattutto la popolazione minorenne, con nuovi allarmanti dati.
“Migliaia di bambini hanno perso la vita”, ha dichiarato, raccontando anche i suoi incontri con i piccoli pazienti nei reparti pediatrici dei pochi ospedali rimasti in piedi, rimasti feriti o menomati a vita a causa della guerra. “Come Mansour, che ho incontrato in un centro di riabilitazione e protesi sostenuto dall’UNICEF. La sua gamba è stata amputata dal ginocchio dopo che è stato colpito da un cecchino. Nessun bambino dovrebbe sopportare tutto questo”.
In aprile 2022, un accordo tra il governo e gli Houthi ha ridotto l’intensità del conflitto, ma tra i bambini si continuano a contare le vittime di una guerra irrisolta. Solo tra inizio ottobre e fine novembre, riferisce sempre l’UNICEF, 62 bambini sono rimasti uccisi o feriti. Non era andata meglio nei tre mesi precedenti, quando almeno 74 altri minorenni avevano perso la vita o subito gravi ferite a causa dell’esplosione di mine antiuomo.
E’ per questo che Catherine Russell ha approfittato della missione per chiedere un rinnovo della tregua nel Paese, e che le parti rivali così come la comunità internazionale si spendano per tutelare l’infanzia yemenita, se ancora si vuole sperare di assicurare ai bambini del Paese “un futuro decente”.
Non sono soltanto le esplosioni, infatti, a minacciare i bambini in Yemen. “Centinaia di migliaia rimangono a rischio di morte per malattie prevenibili o fame“, ha dichiarato Russell. Si perde la vita perché non si ha accesso all’acqua, al cibo, e perché ci si ammala di malattie infettive altrove curabili e prevenibili con l’igiene e le vaccinazioni.
I numeri di bambini che costantemente rischiano di morire per questi motivi sembrano sfuggire alle statistiche. Volendo azzardare un bilancio, ma sottolineando ancora una volta quanto possa sottostimare l’entità del problema, l’UNICEF parla di 2.2 milioni di bambini “gravemente malnutriti”. Un quarto di loro ha meno di cinque anni. Per loro è altissimo il rischio di contrarre e di morire di malattie come il colera e il morbillo. Il 28% dei bambini sotto l’anno, tra l’altro, secondo l’UNICEF non ha ricevuto vaccinazioni.
Appena pochi giorni fa, il 9 dicembre, l’ONG Medici Senza Frontiere (MSF) ha pubblicato sul suo sito ufficiale l’articolo “Cinque ragioni per cui la malnutrizione sta aumentando in Yemen”. Se è vero che le esplosioni da aprile si sono ridotte, anche l’ONG premio Nobel per la Pace ribadisce come le morti di fame siano in salita.
La povertà generata dalla guerra ha fatto sì che le famiglie non possano più permettersi l’acquisto di cibo, è questa la prima motivazione addotta da MSF al picco di malnutrizione. Né è possibile accedere a cure mediche di base, a causa del collasso del sistema sanitario yemenita. Le condizioni di vita, inoltre, sono spesso drammatiche, e molti sono gli sfollati interni, per i quali l’accesso ai beni di prima necessità è estremamente ridotto. La scarsità di servizi di cure primarie, inoltre, ha drasticamente ridotto la consapevolezza sulla salute, con cure scarse o assenti durante la gravidanza e durante i primi mesi di vita dei bambini, con rischi di malnutrizione e malattie amplificati.
MSF, infine, individua nei vuoti della risposta umanitaria il quinto motivo per il quale lo Yemen sta letteralmente morendo di fame. L’interruzione di programmi di assistenza da parte di alcune organizzazioni o la carenza di programmi nutrizionali o di approvvigionamento di cibo tra gli errori individuati nel settore umanitario. Per questo motivo, ad esempio, il cibo terapeutico per i bambini gravemente malnutrito non arriva in tutte le aree e se è disponibile, non lo è a sufficienza per tutti i pazienti.
Proprio poiché gli sforzi umanitari compiuti nel Paese vittima di otto anni di guerra e troppo spesso dimenticato non sono evidentemente stati sufficienti, durante la sua missione in Yemen, la Direttrice dell’UNICEF ha lanciato l’”Appello di azione umanitaria per i bambini” (Humanitarian Action for Children Appeal). Un fondo grazie al quale raggiungere i bambini vittime delle guerre di tutto il mondo con acqua, cibo, servizi sanitari, educazione e protezione, per il valore di 10.3 miliardi di dollari. In Yemen, riguarderebbe un numero di persone drammaticamente alto: oltre 23.4 milioni di persone, ovvero tre quarti della popolazione, hanno al momento bisogno di assistenza. Oltre 17.8 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienici. Oltre la metà di loro sono bambini. Pagine Esteri
*Valeria Cagnazzo (Galatina, 1993) è medico in formazione specialistica in Pediatria a Bologna. Come medico volontario è stata in Grecia, Libano ed Etiopia. Ha scritto di Palestina su agenzie online, tra cui Nena News Agency, anche sotto pseudonimo. Sue poesie sono comparse nella plaquette “Quando un letto si svuota in questa stanza” per il progetto “Le parole necessarie”, nella rivista “Poesia” (Crocetti editore) e su alcune riviste online. Ha collaborato con il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna. Per la sezione inediti, nel 2018 ha vinto il premio di poesia “Elena Violani Landi” dell’Università di Bologna e il premio “Le stanze del Tempo” della Fondazione Claudi, mediante il quale nel 2019 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, “Inondazioni” (Capire Editore). Nel 2020, il libro è stato selezionato nella triade finalista del premio “Pordenone legge – I poeti di vent’anni”.