di Michele Giorgio
Pagine Esteri, 29 marzo 2023 – La Cisgiordana palestinese occupata dal 1967 non è più governata dall’esercito israeliano. Vi dominano ormai le regole dettate dell’ideologo dell’ultradestra religiosa, il rabbino Yitzhak Ginsburg. E i suoi seguaci, i coloni israeliani, fanno il bello e il cattivo tempo. Lunedì sera mentre Benyamin Netanyahu alzava, tatticamente, la bandiera bianca annunciando la sospensione, ma solo per qualche settimana, della riforma giudiziaria avviata dalla maggioranza di destra alla Knesset, i coloni israeliani hanno lanciato senza alcun impedimento un’altra spedizione punitiva contro il villaggio palestinese di Huwara, a sud di Nablus.
Almeno sei palestinesi sono stati aggrediti e feriti, uno dei quali in modo grave alla testa. Il raid non è stato così violento come quello dello scorso 27 febbraio quando circa 500 coloni hanno ucciso un palestinese e dato alle fiamme 30 case e un centinaio di automobili. Ma due giorni fa gli estremisti israeliani comunque hanno distrutto altre auto, un camion e danneggiato abitazioni e negozi dopo il ferimento di alcuni loro compagni. Il capo delle emergenze della Mezzaluna Rossa, Ahmad Jibrin, ha denunciato attacchi alle ambulanze giunte a portare soccorso ai feriti. I soldati israeliani, ha aggiunto, sono rimasti a guardare, anzi, hanno lanciato lacrimogeni e granate stordenti contro i palestinesi e imposto la chiusura dei negozi. Qualche ora dopo è spirato in ospedale a Nablus, Omayr Lolah, rimasto ferito il mese scorso a Nablus durante una incursione dell’esercito israeliano.
Huwara, è il tallone di Achille della determinazione dei coloni israeliani di muoversi ovunque e senza alcuna limitazione nella Cisgiordania occupata. Una volontà che fa i conti con la crescita della militanza armata palestinese. Nelle ultime settimane sono stato compiuti diversi attacchi a colpi d’arma da fuoco contro coloni (due morti e diversi feriti) che transitavano per il villaggio situato a metà strada tra alcuni insediamenti «ideologici» – Elon Moreh, Yizhar, Itamar – e lo svincolo per la superstrada che da quel punto porta a Tel Aviv in meno di trenta minuti. Un ministro israeliano Bezalel Smotrich, tra i leader dell’ultradestra religiosa, ha auspicato che Huwara «venga spazzato via». Poi si è rimangiato questo suo desiderio di fronte alle proteste palestinesi e internazionali. Non è però azzardato affermare che i coloni vedrebbero con grande favore la «rimozione» del villaggio (abitato da migliaia di persone). Ma non è possibile e, in attesa che sia completata una strada alternativa solo per loro, chiedono che tutta l’area, inclusa Nablus (circa 250mila abitanti), siano blindata e «chiusa» dall’esercito che già presidia quella zona con centinaia di soldati.
Yossi Dagan, capo del cosiddetto Consiglio regionale (delle colonie) della Samaria, domenica mattina ha eretto una tenda nel centro di Huwara a pochi metri dalla strada, affermando che è «il suo nuovo ufficio». «Se non c’è sicurezza per i miei residenti (i coloni, ndr), mi siederò qui. La vita quotidiana del nemico (palestinese) non viene prima della vita dei cittadini israeliani», ha detto circondato da decine di soldati e guardie private. Dagan ha anche chiesto che le Forze armate lancino in Cisgiordania una nuova «Muraglia di Difesa», l’offensiva che nel 2002 su ordine del premier Ariel Sharon portò alla rioccupazione delle città divenute autonome con gli Accordi di Oslo del 1993. I morti furono centinaia.
Sempre lunedì sera a Gerusalemme altri estremisti di destra si sono lanciati in aggressioni a palestinesi e giornalisti israeliani ritenuti «ostili» durante una manifestazione con migliaia di sostenitori del governo e del premier Netanyahu. Tra gli aggressori spiccavano i membri del gruppo La Familia ripresi dalle telecamere di sorveglianza mentre attaccavano i passanti palestinesi e una troupe della tv israeliana Canale 13: un giornalista e un cameraman sono finiti all’ospedale. Un taxista palestinese preso di mira dagli estremisti è sfuggito per miracolo a un linciaggio ma la sua auto è stata completamente distrutta. La caccia al palestinese dell’altra sera ha ricordato quella della primavera del 2021, poche settimane prima delle forti tensioni esplose a Sheikh Jarrah, dove una trentina di famiglie palestinesi erano state minacciate di espulsione dalle loro case a favore di coloni. Pagine Esteri