Di Valeria Cagnazzo

(foto di archivio – ABNA)

Pagine Esteri, 30 gennaio 2024 – Il 2024 è iniziato all’insegna della violenza in Afghanistan, dove in sole quattro settimane il numero di esplosioni e attacchi nella città di Kabul ha superato quello registrato nel 2023. Dall’ascesa dell’autoproclamato governo talebano, gli attacchi terroristici e gli scontri nel Paese si erano progressivamente ridotti. L’ emirato islamico dell’Afghanistan ha fatto della rinnovata sicurezza nel Paese uno dei motivi fondamentali della sua propaganda. Il primo mese del 2024, però, con l’intensificarsi delle violenze nella capitale a danno dei civili, lascia presagire un ulteriore deterioramento della situazione.

La prima esplosione si è verificata il 6 gennaio, nel distretto di Dash-e-Barchi, uccidendo due passeggeri, secondo altre fonti cinque, di un minibus e facendo almeno 14 feriti. Il giorno successivo, lo Stato Islamico ha rivendicato l’attentato. Il quartiere è abitato dalla comunità hazara, da sempre nel mirino del gruppo terroristico.

Il 9 gennaio, tre persone sono rimaste uccise e almeno quattro ferite nell’esplosione di un ordigno magnetico installato in un’automobile, nel 16° distretto di Kabul, nell’area di Alokhil. Il portavoce del Comando di Sicurezza della città in quell’occasione ha annunciato l’immediato arresto da parte della polizia del presunto responsabile.

Solo due giorni dopo, l’11 gennaio, nelle strade di Kabul è tornato a scorrere sangue. La mattina presto, una prima esplosione, di un ordigno collocato sotto a un’automobile, si era verificata vicino a una moschea nella città, senza fare apparentemente vittime. Poche ore dopo, una bomba è esplosa fuori da un centro commerciale, di nuovo nel quartiere hazara di Dash-e-Barchi, provocando 2 morti e diversi feriti. Quindici di loro sono stati portati nell’ospedale chirurgico per vittime di guerra della ONG Emergency nella città. In quell’occasione, l’ospedale ha attivato il protocollo delle mass casualties, come spiegato dal Country Director dell’organizzazione, Francesco Sacchi: “Il bersaglio di questi attacchi è la popolazione civile: i minibus che trasportano i lavoratori, i mercati… E mentre lo scorso anno per otto mesi di fila da marzo a ottobre non si erano registrati attentati, ora in meno di una settimana, dal 6 all’11 gennaio, ci sono stati quattro attacchi a Kabul. Fatti che preoccupano, sia per il numero che per la cadenza degli ultimi attacchi”.

Il 20 gennaio, a essere colpita è stata la provincia di Kunar: secondo le fonti governative, sarebbero morte tre persone e ferite sei. Il 25 gennaio un’altra esplosione, questa volta sarebbe stata registrata nei pressi dell’ambasciata russa di Kabul: avrebbe provocato la morte di due membri dello staff del consolato e diversi feriti. Il ministero degli Esteri dell’autoproclamato emirato islamico dell’Afghanistan ha espresso nella stessa giornata la sua forte condanna per l’attacco e l’impegno a rafforzare le misure di sicurezza nei confronti delle ambasciate internazionali.

E’ del 29 gennaio, infine, la notizia di un nuovo attentato, sempre nella città di Kabul, nella zona PD4. Secondo quanto dichiarato dall’ONG Emergency immediatamente dopo l’esplosione, già tre vittime sarebbero state ricevute nel suo ospedale di chirurgia di guerra, una di queste è un uomo severamente ferito al midollo spinale da una scheggia.

L’aumentata frequenza degli attacchi è un triste presagio per i prossimi mesi: nonostante il governo de facto dei talebani annunci nuove strategie per rafforzare la sicurezza nel Paese, l’intensificarsi della violenza rivela le intenzioni delle formazioni terroristiche presenti sul territorio, in particolare quelle dello Stato Islamico, rivale all’emirato talebano nel Paese: con i nuovi attentati rivendica una forza in espansione, soprattutto ai danni delle minoranze come quella hazara. La sua strategia del terrore sta tornando a far tremare il Paese. Pagine Esteri