di Marco Santopadre
Pagine Esteri, 1 marzo 2024 – La Central Intelligence Agency ha creato dodici basi segrete in Ucraina per spiare «i movimenti delle forze armate russe». A diffondere la notizia non è stato né qualche organo di stampa putiniano né qualche sito web complottista, bensì il New York Times, uno dei più autorevoli quotidiani statunitensi.
Secondo un lungo reportage firmato dal due volte vincitore del Premio Pulitzer Adam Entous e dal giornalista d’inchiesta Michael Schwirtz, la CIA ha realizzato dodici diverse basi in altrettanti bunker sotterranei al confine con la Federazione Russa, nascosti nei boschi e dotati delle apparecchiature elettroniche più sofisticate.
Operazione Goldfish
Il programma – ribattezzato “Operazione Goldfish” – sarebbe stato approvato e gestito da tre diverse amministrazioni – quelle di Obama, Trump e Biden – e sarebbe stato applicato già a partire nel 2016. Il reportage del New York Times si basa su 200 interviste e conversazioni e sulle rivelazioni di alcuni agenti e funzionari ucraini, tra i quali Ivan Bakanov, ex capo dell’SBU, i servizi segreti interni di Kiev.
Dal reportage emerge, in generale, che i servizi statunitensi hanno non solo collaborato, ma di fatto ricostruito, finanziato, addestrato e guidato passo dopo passo le agenzie di intelligence ucraine in funzione antirussa. Tra gli agenti addestrati dai servizi statunitensi ci sarebbe anche Kyrylo Budanov, prima messo a capo di un’unità speciale destinata a catturare droni russi per tentare di decodificare i sistemi di crittografia di Mosca e poi scelto per comandare lo spionaggio militare di Kiev.
Quando all’inizio del 2022 la Casa Bianca ordinò l’evacuazione del personale statunitense in Ucraina, poco prima l’inizio dell’invasione russa, nel paese rimase comunque un gruppo di agenti della Cia, di base in una località non rivelata dell’Ucraina occidentale (oltre a un consistente gruppo di consiglieri militari statunitensi e di altri paesi della Nato, circostanza nota per quanto mai ammessa esplicitamente dai vari governi occidentali). Poche settimane più tardi, una volta chiaro che i russi non sarebbero riusciti ad occupare Kiev e ad insediare un governo fantoccio, molti degli agenti e dei tecnici americani che avevano lasciato il paese tornarono nel paese e furono schierati nelle basi ucraine.
I servizi ucraini dipendono dalla CIA
Dal reportage emerge che i servizi ucraini sono di fatto un’estensione di quelli statunitensi (e di quelli britannici), senza i quali avrebbero assai poche possibilità di competere con quelli russi. Come scrive il reportage, sono la CIA e altre agenzie di intelligence statunitensi a fornire agli ucraini le «informazioni per attacchi missilistici mirati, tracciano i movimenti delle truppe russe e aiutano a sostenere le reti di spionaggio».
Il governo e i comandi militari ucraini temono ora, dopo l’allentamento del sostegno statunitense, che Washington tiri i remi in barca e abbandoni Kiev. Il precedente afghano è il peggiore incubo di Zelensky e dei suoi più stretti collaboratori. Forse è per rassicurare il presidente ucraino che la scorsa settimana il direttore della CIA, William Burns, ha compiuto il decimo viaggio a Kiev dall’inizio dell’invasione.
Lo scontro tra Nato e Russia sempre più vicino
Con l’improvviso annuncio delle dimissioni per motivi di salute del leader dei Repubblicani al Senato di Washington, Mitch McConnell, Zelensky perde ora anche l’unico influente sostenitore del sostegno militare all’Ucraina nel partito di Donald Trump.
Il parziale disimpegno statunitense ha convinto il presidente francese Emmanuel Macron a proporre ai partner occidentali un’operazione congiunta e volontaria per inviare truppe nel paese, allo scopo di contrastare l’avanzata russa che, dopo la presa di Avdiivka, prosegue spedita soprattutto in Donbass.
Macron, spiazzando i partner dell’Unione Europea e della Nato e suscitando la contrarietà degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica, con la sua provocazione pensa probabilmente di soffiare a Washington la leadership del fronte antirusso, ruolo che nei fatti non è preparata a sostenere.
Anche se – come è probabile – né la Francia né altri paesi occidentali daranno seguito alla suicida proposta di Macron, l’asticella dello scontro con Mosca si è nuovamente alzata, superando decisamente il livello di guardia.
L’Europarlamento vota guerra a oltranza
Da parte sua, nel corso di un intervento al parlamento europeo, la presidente della Commissione Europea, ieri la tedesca Ursula von der Leyen, ha chiesto più armi e più spese militari ed ha avvertito che «la guerra (con la Russia) non è imminente ma non più impossibile».
Dopodiché la maggioranza degli eurodeputati – ben 451 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni – ha votato una risoluzione che impegna i governi a sostenere militarmente l’Ucraina, stanziando allo scopo almeno lo 0,25% del proprio Pil, fino alla riconquista di tutti i territori occupati da Mosca, Crimea compresa. Un obiettivo che anche Washington, da tempo, considera inattuabile e velleitario. Pagine Esteri