di Davide Matrone –

Pagine Esteri, 8 marzo 2024. Precedenti storici. Haiti, il paese più povero dell’emisfero occidentale ripiomba nuovamente nel caos e nell’incertezza assoluta. Eppure questa nazione registra nella sua gloriosa storia avvenimenti di grande rilievo a livello internazionale. Haiti diede i natali al primo “Giacobino nero”, Toussaint de l’Overture denominato anche il Napoleone nero che a capo di un esercito di ribelli afrodiscendenti sconfisse l’esercito colonizzatore francese. Con la Rivoluzione Haitiana, ispirata ai principi della Rivoluzione Francese, si aprì una nuova fase per il Paese indipendente con la formazione di un Governo composto totalmente da uomini neri e liberi provenienti dalle fila degli insorti della prima sollevazione armata dell’anno 1791. “Oggi siamo liberi perché siamo i più forti” disse il generale Toussaint de l’Overture nel 1801, considerato ancora oggi il Padre della Patria. Tuttavia, dopo pochi decenni la libertà e l’indipendenza conquistata con la Francia vennero attentate dall’intervento degli Stati Uniti con l’applicazione della famosa Dottrina Monroe del 1823 e dall’invasione militare nel 1915. Di lì in avanti per l’ex Hispaniola non c’è stata più pace, fino a sprofondare agli ultimi posti delle classifiche internazionali, con indici di povertà, malnutrizione infantile, disoccupazione, tassi di omicidi e violenze sulle donne tra i più alti di tutto il continente americano.

Il Primo Minsitro di fatto Ariel Henry fugge dal paese dopo le scorribande dei gruppi criminali nella capitale

In questi ultimi giorni nel paese c’è una grave e profonda instabilità politica e sociale. Il lider delle bande criminali, l’ex poliziotto Jimmy Cheriziér alias Barbecue oggi è un attore da non sottovalutare, il  boss dell’alleanza della Federazione delle pandillas di Haiti “G9”. Nei giorni scorsi aveva dichiarato che avrebbe attaccato con le sue bande i due sistemi penitenziari più grandi della capitale Port au Prince, e l’ha fatto, liberando circa 3700 detenuti di diverso calibro. L’atto di guerra delle bande criminali era stato la risposta all’accordo siglato dal Primo Ministro Henry con il governo del Kenya per far arrivare sull’isola un contingente di militari kenioti per sedare le scorribande della criminalità organizzata del Paese. Il Primo Ministro, dopo le minacce dei criminali non è poi più potuto rientrare nel Paese. Ha cercato prima rifugio nella vicina Repubblica Domenicana, dove gli è stata rifiutata l’autorizzazione ad entrare. Quindi ha optato per il Portorico dove oggi si trova in esilio. Non può tornare ad Haiti: il lider delle bande criminali, Jimmy Cheriziér, ha dichiarato che se il presidente Henry non si dimette si compirà un genocidio e che se la Comunità Internazionale continuerà ad appoggiarlo, ci sarà una guerra civile. Jimmy Cheriziér nella giornata del 7 marzo ha dichiarato ai giornali di tutto il mondo accorsi sull’isola in una conferenza stampa improvvisata: “Ci sono zone strategiche che stiamo disputandoci affinché si convertano in nostri territori. A breve cominceremo la lotta contro il sistema vigente per avere il paese che vogliamo e cioè una Haiti con occupazione per tutti, con sicurezza ed educazione gratis per tutti. Un paese senza discriminazione sociale dove tutte le persone possono raggiungere la posizione sociale ed economica che si meritano”. Queste dichiarazioni sembrano un programma politico per una campagna elettorale che, viste le condizioni, comincerà presto. Dal 2016 non si svolgono regolari elezioni nel Paese e dalla morte dell’ex Presidente Moises, ucciso nel luglio del 2021, l’attuale Primo Ministro di fatto non ha mai organizzato indetto votazioni. La convocazione di nuove elezioni e l’arrivo di una missione di appoggio (l’ennesima) alle forze di sicurezza sembra essere la via d’uscita alla grave crisi. Non sappiamo ancora se Cheriziér si candiderà o se appoggerà qualche candidato ma certamente la criminalità nell’isola di Haiti – come in altri paesi del continente – sta diventando purtroppo un attore importante che influisce nella vita politica, economica e sociale di ogni nazione americana.

Per saperne di più, Pagine Esteri ha contattato Robby Glessiel attivista dei diritti umani haitiano che ci ha dato una testimonianza dal Paese.

Qual è la situazione ad Haiti?

Non c’è molta differenza tra quello che sta passando ora e tutto quello che è successo l’anno scorso. Gli obiettivi del governo di fatto erano di garantire un clima di sicurezza e di organizzare le elezioni. Niente di questo è stato fatto dal momento dell’assunzione del potere nel 2021.

Sono già 8 anni che non si convocano elezioni e oggi ci ritroviamo con un assoluto vuoto istituzionale. Il 2024 è cominciato con molte proteste che chiedevano al governo di lasciare il potere, assunto senza il voto. Il Primo Ministro di fatto è andato in Kenya per firmare un accordo per l’invio di truppe militari ad Haiti mentre il paese si trovava in una situazione caotica.

Le bande e i gruppi criminali oggi controllano l’80% della capitale e la settimana scorsa avevano annunciato una grande agitazione armata con lo scopo di liberare i detenuti delle due grandi carceri del paese. L’hanno detto e l’hanno fatto. La notte tra sabato 2 e la domenica 3 Marzo hanno svuotato la principale prigione di Port au Prince liberando migliaia di detenuti tra cui criminali di alto profilo che oggi si sono arruolati nelle bande delle due grandi città del paese. La situazione odierna ad Haiti è di totale incertezza, non c’è nessuna comunicazione reale da parte di questo governo, c’è un silenzio totale. Le uniche voci che si ascoltano sono le voci dei gruppi criminali e di alcuni membri delle opposizioni politiche.

Il Primo Ministro del paese ha provato a fuggire verso la Repubblica Domenicana ma non ha avuto l’autorizzazione. Ora dov’è?

Dopo aver firmato l’accordo con il governo del Kenya, il Primo Ministro doveva ritornare ad Haiti ma la situazione nel paese è degenerata e non gli è stato permesso il ritorno in patria: sapendo del suo arrivo, le bande hanno attaccato i due principali aeroporti internazionali di Haiti  Quindi, in un primo momento il premier ha optato per l’esilio nella vicina Repubblica Domenicana ma il presidente domenicano non ha concesso l’autorizzazione perché non vuole impicciarsi in problemi che non gli riguardano. Secondo la stampa haitiana, da ieri notte il Primo Ministro si troverebbe nell’isola di Portorico. Ora non si sa se da Portorico intenderà viaggia per raggiungere Haiti. Quello che si dice oggi è che il Primo Ministro sta ricevendo molte pressioni da parte della comunità internazionale perché rinunci al suo ruolo. Ufficialmente non c’è nessun comunicato da parte del Governo per spiegare cosa farà il premier, dove si trova e quando e come ritornerà ad Haiti. Pagine Esteri