(Traduzione di Federica Riccardi) – 

L’Orient Today / Di Claude Assaf, 07 gennaio

Pagine Esteri, 9 gennaio 2024. Il governo libanese ha annunciato martedì la decisione di estradare l’attivista e poeta egiziano Abdul Rahman Yusuf, andando contro la volontà e gli avvertimenti di molti ulama (studiosi religiosi), giuristi e rappresentanti di ONG nazionali e internazionali.

Yusuf, figlio del defunto sceicco Yussef Qardawi, un alto chierico dei Fratelli Musulmani, è oggetto di due richieste di estradizione da parte delle autorità egiziane ed emiratine, emesse in risposta a un video postato da Yusuf in cui insinuava un ulteriore rovesciamento delle autorità regionali sulla scia della caduta di Assad. Secondo una dichiarazione ufficiale rilasciata dal Gabinetto dopo la sessione di martedì, Yusuf sarà inviato negli Emirati Arabi Uniti. Non è stata fornita la data della sua estradizione. Yusuf ha la cittadinanza turca.

All’inizio della giornata si è tenuto un sit-in davanti al Palazzo di Giustizia in solidarietà con Yusuf, arrestato il 28 dicembre a Masnaa, un valico di frontiera tra Siria e Libano. Era di ritorno da una visita a Damasco, durante la quale aveva pubblicato un video girato nella piazza fuori dalla Moschea degli Omayyadi per celebrare “la vittoria della rivoluzione siriana contro il tiranno Bashar al-Assad”.

“Siate certi che la vittoria è imminente, in Egitto, Tunisia, Libia, Yemen e in tutti i Paesi che si sono rivoltati contro l’ingiustizia e la tirannia”, afferma nel video.

“Chiediamo a Dio di permettere al popolo siriano e alla nuova leadership di affrontare tutte le sfide malvagie poste dai complottisti, in particolare dai regimi sionisti arabi”, afferma, riferendosi a ‘Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita’.

Il padre dell’attivista egiziano è stato condannato in contumacia dai tribunali egiziani ed è morto in Qatar nel 2022. Il giovane Qardawi è anche un critico del governo egiziano, che nel 2013 ha rovesciato l’ex presidente Mohammad Morsi, un prodotto dei Fratelli Musulmani di cui il padre era una figura importante. Le autorità libanesi hanno arrestato Yusuf sulla base di un mandato di cattura emesso dal Consiglio dei Ministri degli Interni Arabi, a seguito di una condanna emessa nel 2017 dalla magistratura egiziana, per “incitamento alla violenza e diffusione di false informazioni”.

Dobbiamo ricostruire il Paese

La richiesta di estradizione da parte degli Emirati Arabi Uniti è arrivata dopo che Yusuf era già stato arrestato dalle autorità libanesi e le accuse di presunto incitamento a turbare l’ordine pubblico sono state usate come base per l’ordine della Procura di Cassazione per continuare la sua detenzione il 3 gennaio.

La decisione spettava al Consiglio dei Ministri, non alla magistratura, dopo l’esame di un rapporto corredato da raccomandazioni legali redatto dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, Jamal Hajjar.

L’avvocato di Yusuf, Mohammad Sablouh, ha dichiarato martedì a L’Orient-Le Jour che quando ha contattato l’ufficio del Consiglio dei Ministri per cercare di impedire al governo di espellerlo, un funzionario dell’ufficio ha risposto: “Dobbiamo ricostruire il Paese”.

Sablouh ha interpretato questa affermazione come un riferimento agli aiuti degli Emirati Arabi Uniti su cui le autorità libanesi contano dopo le distruzioni causate dalla guerra con Israele, anche se l’ufficio del Consiglio dei Ministri non ha risposto alle richieste di chiarimento.

Durante il sit-in, l’avvocato ha messo in dubbio la velocità dei procedimenti giudiziari nel caso del suo cliente, sottolineando che “il procuratore generale Jamal Hajjar era eccezionalmente presente nel suo ufficio venerdì, un giorno in cui normalmente non è in servizio al Palazzo di Giustizia”. L’avvocato ha fatto un paragone con il rilascio, il 2 gennaio, della nipote di Rifaat al-Assad e di sua madre, “tre giorni dopo il loro arresto” all’aeroporto di Beirut per aver usato passaporti falsi.

Intervenendo durante la protesta, l’ avvocata Hala Hamzeh ha sottolineato una convenzione tra il Libano e i Paesi arabi, tra cui l’Egitto, secondo la quale “un individuo non può essere estradato per le sue opinioni politiche”.

“La sentenza egiziana è caduta in prescrizione entro il termine di cinque anni [2022]”, ha dichiarato l’ avvocata, riferendosi a una convenzione di cui il Libano è firmatario, che prevede “il divieto di estradare un detenuto in un Paese in cui rischia di essere torturato”.

La vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord, Sara Hashash, ha rilasciato martedì una dichiarazione in cui avverte che Yusuf “sarebbe a rischio reale di sparizione forzata, tortura e altri maltrattamenti, e di un processo iniquo che porti a una prolungata e ingiusta detenzione [ e] sarebbe anche a rischio di detenzione arbitraria e di altre violazioni dei diritti umani se venisse rimpatriato negli Emirati Arabi Uniti”.

Lo sceicco Sami Khatib, un ulama che rappresenta i Comitati Islamici, ha esortato il governo a “non compromettersi per ragioni politiche”. In particolare, l’attivista non dovrebbe essere estradato negli Emirati Arabi Uniti, poiché non è un cittadino emiratino. Ha chiesto che Yusuf venga consegnato alla Turchia, che aveva presentato una richiesta in tal senso poco dopo il suo arresto. L’avvocato di Yusuf ha dichiarato che l’ambasciatore turco ha incontrato mercoledì scorso il capo del governo uscente, Najib Mikati, per discutere della questione.

Al termine del sit-in di martedì pomeriggio, i manifestanti hanno rilasciato una dichiarazione in cui annunciavano che, in caso di estradizione, avrebbero portato i funzionari libanesi “davanti ai tribunali europei” per “violazione delle convenzioni e dei trattati internazionali, in particolare quelli relativi alla lotta contro la tortura”. Pagine Esteri