Giorno e notte, il rumore dei bombardamenti e dei colpi di mortaio non si ferma mai. Nel buio di Gaza City si può solo sentire. L'avanzata violenta dei militari israeliani e il pianto spaventato dei bambini. Non si dorme e non si mangia. Ci si scambiano notizie sulla posizione dei carri armati, per capire quando non si potrà più fare a meno di fuggire. Ma negli ultimi due giorni anche ottenere notizie è stato quasi impossibile, perché Tel Aviv ha bombardato e distrutto la principale rete di fibra ottica e le infrastrutture di telecomunicazione. Un blackout quasi totale si è abbattuto sulla Striscia, soprattutto sulle aree del nord. Qualche video, però, si è riusciti a trasmetterlo. Sono immagini di stragi di civili. Famiglie, donne, uomini e bambini. Ovunque nella Striscia. Nelle tende dei profughi, davanti agli ospedali, per la strada, sui marciapiedi, negli edifici crollati, sotto le macerie. Le aree in cui gli sfollati delle torri si erano rifugiati, sono state attaccate, con l'obiettivo di incutere paura e terrore. Gli aerei volano a bassa quota, i robot esplosivi vengono guidati vicino alle zone ancora affollate. Anche il campo profughi sulla spiaggia è stato attaccato, mentre dal cielo continuano a piovere volantini di minaccia e intimidazione. Il portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano ha fatto sapere che i militari permetteranno alla popolazione di utilizzare un percorso "temporaneo" per lasciare Gaza City. Ma che via Salah al-Din rimarrà percorribile solo per 48 ore, fino a venerdì. L'annuncio di possibilità temporanee e limitate aiuta lo sfollamento, fa pensare di dover cogliere "un'occasione" che potrebbe fare la differenza tra la vita e la...