di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 27 marzo 2022 (nella foto la firma dell’Accordo di Abramo nel 2020) – Ci sarà anche capo della diplomazia egiziana Sameh Shoukry, e forse il suo collega giordano Ayman Safadi, al vertice, oggi e domani in Israele – nel deserto del Negev – al quale prenderanno parte il Segretario di Stato Usa Anthony Blinken e i ministri degli esteri Abdullah bin Zayed Al Nahyan degli Emirati, Abdullatif bin Rashid AlZayani del Bahrain, Nasser Bourita del Marocco e l’israeliano Yair Lapid, ossia i rappresentanti di quattro dei cinque paesi firmatari nel 2020 degli Accordi di Abramo, mediati dagli Stati uniti. Si sarebbero uniti con piacere al summit, si presume, anche i golpisti sudanesi, sostenitori della avvenuta normalizzazione dei rapporti tra Khartoum e Israele. Malgrado le condanne ricevute, il generale Abdel Fattah a Burhan e gli altri generali della giunta militare al potere dallo scorso 25 ottobre, vantano buoni rapporti con Tel Aviv, il Cairo e Abu Dhabi. La loro presenza al vertice però avrebbe creato non pochi imbarazzi a Blinken, sebbene Washington abbia attenuato il tono della condanna del colpo di stato avvenuto a Khartoum.
La riunione si svolge a meno di una settimana dal viaggio del premier israeliano Naftali Bennett a Sharm el Sheikh dove ha incontrato il presidente egiziano Abdel-Fattah el Sissi e il principe ereditario degli Emirati Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Al vertice – un successo diplomatico eccezionale per Israele – si parlerà di «cooperazione regionale», ossia di alleanze militari e strategiche. Israele vede nel rafforzamento degli Accordi di Abramo una priorità assoluta e vuole incontri regolari con i paesi membri. Venerdì la tv israeliana Canale 12, vicina al governo Bennett, ha presentato il vertice come un passo decisivo per la creazione di un fronte regionale unito contro l’Iran. L’editorialista della tv, Ben Caspit, ha spiegato che Israele ha molto da offrire sul fronte della tecnologia militare e che i partecipanti al vertice discuteranno di un sistema regionale di allarme antimissilistico. L’obiettivo sarebbe quello di impegnare ogni paese degli Accordi di Abramo a difendere gli altri membri. Quindi se Israele dovesse attaccare l’Iran e le sue centrali nucleari, i suoi alleati arabi farebbero entrare in azione le loro difese antimissile fornendo una prima barriera contro la reazione di Tehran.
Il Dipartimento di Stato sostiene che Blinken affronterà oltre alle «attività destabilizzanti dell’Iran» anche le strade per migliorare i legami israelo-palestinesi. Il Segretario di Stato vedrà, fuori dal vertice, Abu Mazen e altri esponenti di primo piano dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Ma la questione dei palestinesi sotto occupazione israeliana e la soluzione a Due Stati (Israele e Palestina) sono marginali per l’Amministrazione Biden, altrimenti sarebbe stata trovata una formula per invitare al vertice Abu Mazen e il ministro degli esteri Riad al Malki. Per la leadership dell’Anp, il vertice allargato dei paesi degli Accordi di Abramo rappresenta un secco pugno allo stomaco mentre il presidente palestinese continua a perdere consensi. Solo una percentuale minima di palestinesi è andata a votare ieri al secondo turno delle elezioni amministrative in Cisgiordania – i primi risultati dello spoglio indicano un arretramento del partito Fatah e un progresso delle liste ritenute vicine agli islamisti –, appuntamento elettorale ufficialmente boicottato dal movimento islamico Hamas (a Gaza non si è votato) e ritenuto da molti palestinesi una banale sostituzione delle legislative e presidenziali previste un anno fa e rinviate sine die da Abu Mazen. Secondo un sondaggio del Palestine Center for Policy and Survey Research se le presidenziali si svolgessero oggi, il leader di Hamas Ismail Haniyeh otterrebbe il 54% dei voti contro il 38% di Abu Mazen. Pagine Esteri