di Davide Matrone[1] e Mishell Mantuano[2]
Pagine Esteri, 17 maggio 2022 – Il 29 maggio si terranno le elezioni presidenziali in Colombia. Gli ultimi sondaggi dell’Istituto Centro Strategico Latinoamericano di Geopolitica (CELAG) del 29 aprile scorso, davano ancora in vantaggio la coalizione del Patto Storico di Gustavo Petro (ex sindaco di Bogotà) e Francia Márquez (vincitrice del Nobel dell’Ambiente). Petro è al 43.6% delle intenzioni di voto, mentre Fico Gutierrez della destra uribista è al 27.7%. Nonostante l’ampio margine tra i due maggiori candidati, per conquistare la Casa del Nariño (sede della Presidenza della Repubblica), bisogna raggiungere il 50% dei consensi al primo turno. Petro sembra ancora lontano dall’obiettivo a due settimane dal voto. Eppure, i bagni di folla in tutto il paese fanno intendere la voglia di cambiamento del popolo colombiano in queste elezioni in cui si registra anche la partecipazione della candidata vicepresidente Francia Márquez. Donna afrocolombiana, avvocata, attivista ambientalista, femminista, lottatrice dei diritti umani e la maggior referente politica per le donne afrodiscendenti d’America Latina, dei Caraibi e della Diaspora Africana. Francia con il suo motto “Soy porque somos” promuove e difende la vita come una costruzione di tutti non basata nella competenza se non nel rispetto e nell’amore reciproco. La vincitrice del Premio Goldman rappresenta gli impoveriti, i “nessuno”, le donne e gli uomini neri che ancora si portano con sè le conseguenze della schiavitù.
Quello che Petro e Márquez stanno fomentanto, in questa lunga ed estenuante campagna elettorale, è un appello alla pace per ristabilire dialoghi sociali che proteggano la vita delle persone nei differenti territori martoriati della Colombia. Inoltre, nei loro discorsi c’è una ferma volontà di costruire una Colombia della vita e fermare la criminalizzazione dei popoli etnici, degli attivisti, dei contadini e allo stesso modo recuperare la sovranità alimentaria per consentire lo sviluppo di economie per la vita.
Lavoro, occupazione, produzione, giustizia ambientale, fomento delle culture e dei saperi ancestrali per rafforzare l’educazione legata alla ricerca e alla protezione della cultura, per la giustizia sociale e delle donne che soffrono violenza di genere, in un paese in cui 622 femminicidi si sono registrati in Colombia nel solo 2021, secondo l’Osservatorio dei Femminicidi in Colombia. Questi i punti salienti del programma politico di Francia e Petro.
Per saperne di più abbiamo contattato l’antropologo colombiano e docente universitario Saúl Uribe sulle ultime della campagna elettorale colombiana.
Qual è il panorama politico e sociale del paese attualmente?
A 20 giorni dalle elezioni il panorama non è molto chiaro e non è molto sicuro. L’estradizione del lìder massimo Dario Úsuga (alias Otoniel) delle difese autogaitanistas di Colombia appartenente al Cartello del Golfo, ha riacceso un grave problema di ordine pubblico. La maggior banda criminale del paese ha messo in atto uno sciopero armato annunciato e la risposta dello Stato colombiano di fronte a questa situazione è stata abbastanza morbida. L’esercito, la polizia e l’ESMAD (corpo speciale della polizia) non riescono ad uscire in strada nemmeno per pattugliare. Inoltre, nelle reti sociali circolano dei video in cui si mostra l’esercito e la polizia in borghese che generano caos per le strade. Perché questa situazione in piena campagna elettorale?
Il candidato Gustavo Petro è cresciuto nei sondaggi ed ha sempre più appoggio dei grandi settori e delle grandi organizzazioni del paese. Forse dietro questa strategia bellica e violenta, c’è la volontà di arrestare il processo elettorale e a far scivolare la data più in avanti. Il candidato presidenziale dei settori dominanti, Federico Gutiérrez, ha perso posizioni nei sondaggi e questo elemento preoccupa molto lo Stato colombiano e gli apparati dello stesso. C’è un ambiente molto teso e non si sa con certezza cosa succederà.
C’è la reale possibilità che Petro e Márquez vincano le elezioni?
C’è un’intenzione di voto alto per il binomio Petro-Márquez e credo che i grandi centri abitativi abbiano appoggiato e continuano ad appoggiare il Patto Storico della sinistra. Tuttavia, la storia recente ci ha dimostrato che le elezioni non si vincono nelle urne bensì nel Registro Nazionale ed oggi, come 4 anni fa, c’è un Registro Elettorale molto vicino al governo Duque e a tutto lo stato politico di Uribe (la destra reazionaria). Quindi, c’è una possibilità che si vada a un secondo turno. È molto complicato realmente che Petro e Márquez vincano al primo turno la Presidenza della Repubblica, nonostante il successo delle primarie dello scorso marzo. Tuttavia è importante evidenziare che il mondo accademico sta aumentando il suo appoggio incondizionato verso questo binomio e questo per lo meno dà la speranza che al primo turno si possa raggiungere un grande risultato con un buon vantaggio sulla destra. Nel frattempo e in questi ultimi giorni i mezzi di comunicazione – molto vicini al governo attuale – hanno generato un processo di deleggitimazione sempre più forte nei confronti di Petro-Márquez e la situazione violenta che si è generata, come dicevo al principio, non aiuta.
Non dimentichiamo che in questa campagna elettorale non sono mancati episodi di attentati come quello dello scorso 2 maggio nel muncipio di Argelia, nella regione del Cauca, in cui un’auto bomba ha provocato il grave ferimento di una persona e ingenti danni alla Casa della Cultura municipale. Inoltre, lo stesso Petro prosegue questa tesissima campagna elettorale circondato da forti misure di sicurezza 24 ore al giorno. Il 29 maggio si avvicina e la Colombia della vita e per la vita di Petro e Márquez contro il terrore e la morte è ancora in costruzione.
[1] Docente alla Facoltà di Comunicazione all’Università Politecnica Salesiana di Quito
[2] Redattrice e giornalista di Wambra.ec medio comunitario