di Eliana Riva – 

Pagine Esteri, 28 settembre 2023. Si è conclusa pochi minuti fa a Istanbul la prima udienza del nuovo processo contro Ayten Öztürk, l’oppositrice politica turca che ha denunciato le torture subite nei centri segreti di detenzione e che rischia già due ergastoli. Il Pubblico Ministero ha chiesto una condanna per “propaganda a un’organizzazione illegale”.

Le accuse sono state formulate dalla polizia turca in seguito alla pubblicazione di un libro autoprodotto in cui Ayten racconta la sua storia, come sia stata rapita in Libano e portata in un centro di tortura segreto in Turchia. Per sei mesi famiglia, amici e avvocati non hanno saputo dove fosse. Quando è stata ritrovata il suo corpo era coperto di ferite e cicatrici, 898 per la precisione. All’interno del libro, anche una poesia di Mahir Çayan, un rivoluzionario marxista morto nel 1972. Questa poesia proverebbe, secondo il pubblico ministero, il suo sostegno all’organizzazione politica fondata dallo stesso Çayan nel 1970, il Partito popolare di Liberazione-Fronte della Turchia, messa oggi al bando.

L’udienza è stata rinviata al 7 Novembre. Ayten Öztürk ha provato, al termine della seduta, a rilasciare una sua dichiarazione alla stampa e alle persone che erano giunte in tribunale in suo sostegno ma le guardie di sicurezza e la polizia privata le hanno impedito di parlare.

Ayten è in attesa della sentenza definitiva del processo in cui rischia due ergastoli. Si trova agli arresti domiciliari da più di due anni. È sicura che l’accanimento giudiziario nei suoi confronti sia una punizione per aver denunciato le torture. In molti lo pensano. Le motivazioni alla base delle accuse si possono definire quantomeno pretestuose, inverosimili. Rischia un ergastolo per aver assistito a un tentativo di linciaggio, senza prenderne parte. Ne rischia un altro per esser stata vista presso la sede di un’associazione (legale) che si occupa di diritti umani. Prima che cominciasse a denunciare le torture, le accuse mosse perlopiù attraverso l’utilizzo di testimoni segreti, erano cadute. Quando ha iniziato a parlare dei centri segreti e del rapimento, i processi sono ricominciati e nei primi due gradi di giudizio è stata dichiarata colpevole.

Diversi deputati turchi hanno portato in parlamento la sua storia, chiedendo giustizia, la fine della politica degli arresti arbitrari e la chiusura dei centri segreti di tortura.

Ömer Faruk Gergerlioğlu, membro del Parlamento e attivista per i diritti umani, ha dichiarato al termine dell’udienza: “Da tutti i documenti risulta che Ayten Öztürk è stata torturata per 6 mesi. È stato rivelato con chiarezza come sia stata rapita dal Libano. Nonostante tutto questo, anche se è certo che sia stata vittima di tortura, qui sotto processo non sono i torturatori, ma il racconto della tortura. E questo non è accettabile. La questione non si chiuderà qui. Andremo sicuramente al giudizio internazionale. Perché la denuncia della tortura, che è un crimine contro l’umanità, qui è vista come se fosse propaganda politica. Questo non è accettabile. Sebbene sul corpo di Ayten Öztürk siano state contate 898 cicatrici causate dai torturatori, non è stata fornita alcuna spiegazione sulla tortura, e ora è sotto processo per reato di propaganda per aver descritto la tortura in un libro”.

Ayten Ozturk

“In questo tribunale la tortura non è stata nemmeno menzionata – ha dichiarato Ayten – Non è stata nemmeno presa in considerazione l’apertura di un’indagine o l’esame di denunce penali contro la tortura. L’unica cosa che voglio è che io sia ulteriormente punita in quanto persona che denuncia la tortura subita. Ma io non starò in silenzio. Continuerò la mia lotta finché i torturatori non saranno perseguiti e i centri segreti di tortura chiusi”.

La storia di Ayten e quella di altre oppositrici politiche è raccontata nel documentario dal titolo “La rivoluzione di Ayten”, prodotto da Pagine Esteri, che verrà ufficialmente presentato il prossimo 13 ottobre a Caserta.


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