di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 19 dicembre 2023Nel settembre del 2022 gli elettori avevano bocciato una proposta di Costituzione che tentava, seppur in maniera parziale e contraddittoria, di superare in senso progressista la Carta imposta nel 1980 dalla dittatura militare fascista di Augusto Pinochet. Si pensava quindi che il nuovo testo, elaborato negli ultimi mesi da un Consiglio Costituzionale dominato dalla destra, sarebbe passato agevolmente.

La seconda bocciatura in due anni
E invece anche la seconda proposta è stata bocciata nel plebiscito tenutosi in Cile domenica.
I “no” sono stati quasi 6,9 milioni, il 55,76% degli elettori che si sono recati alle urne, contro i quasi 5,5 milioni di “sì”, il 44,24%. Al voto, grazie all’obbligatorietà introdotta lo scorso anno, ha partecipato alla fine circa l’84% degli aventi diritto, ma l’appuntamento non ha suscitato particolari passioni nell’opinione pubblica.

Il testo respinto era organizzato in 216 articoli divisi in 17 capitoli ed era stato licenziato grazie al voto affermativo di 33 dei 50 membri del Consiglio Costituzionale eletto il 7 maggio, esponenti dei partiti di destra ed estrema destra, in particolare del Partito Repubblicano di José Antonio Kast. I 17 rappresentanti dei partiti di centrosinistra e sinistra che sostengono il presidente Gabriel Boric avevano votato contro, denunciando i notevoli passi indietro sul piano dei diritti civili ed economici.

Sconfitta la destra radicale
Per i rappresentanti della maggioranza di governo – finiti però in minoranza nel Consiglio Costituzionale – il nuovo testo era «escludente, dogmatico, retrogrado e divisivo», per certi versi peggiore di quello pinochetista. Tra gli articoli più contestati quello che assicurava la protezione ideologica del “diritto alla vita” e una legislazione che “protegge la vita che sta per nascere”, prefigurando un passo indietro rispetto all’esercizio – peraltro già molto limitato – del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza.

Al centrosinistra non piaceva poi la promessa di nuovi vincoli nella composizione della Camera dei deputati, a partire dall’introduzione di una soglia di sbarramento al 5% e dalla riduzione da 155 a 138 dei deputati. Senza prevedere grandi differenze con la Costituzione in vigore, quella sottoposta al plebiscito proponeva che sanità, istruzione e sistema pensionistico fossero finanziati dalle entrate fiscali generali, assicurando però un’erogazione mista e prevedendo l’esistenza di un sistema statale e di uno privato.

I partiti che appoggiano Boric hanno anche contestato la formulazione del diritto di sciopero previsto nell’articolo 16; la disposizione avrebbe privato il diritto di sciopero del necessario rango costituzionale, limitandone l’esercizio al rispetto della norma secondaria.
Molte riserve sono state espresse inoltre a proposito del fatto che secondo la nuova costituzione la contrattazione collettiva nazionale e di categoria fosse penalizzata a vantaggio di quella d’impresa, favorendo così gli imprenditori e indebolendo i sindacati.

Contrarietà aveva suscitato infine l’articolo che attribuisce alla legge il potere di «rimpatrio o espulsione nel minor tempo possibile» dei cittadini stranieri entrati nel paese «in forma clandestina o per valichi non autorizzati», fatti salvi i casi di asilo politico.

Il leader dell’estrema destra José Antonio Kast

Il Cile si tiene la Costituzione di Pinochet
Gli elettori hanno comunque bocciato a maggioranza la nuova proposta. Il risultato è che la costituzione reazionaria pinochettista – basata su un mix di autoritarismo politico e di turboliberismo, sottoposta dal 1980 a decine di revisioni – rimarrà la legge fondamentale del paese. Un fallimento netto per Gabriel Boric, eletto presidente grazie ad un ciclo di grandi proteste e mobilitazioni contro Sebastián Piñera che nel 2019 attraversarono il paese anche per chiedere una nuova Carta, l’estensione dei diritti civili e sociali e un serio contrasto alle diseguaglianze.

L’ex leader studentesco eletto presidente, già tradito dalla bocciatura col 62% di ‘no’ della “sua” bozza costituzionale nel 2022, ha infatti dichiarato che nel caso di un nuovo fallimento non avrebbe attivato nuovi tentativi di riforma. Dopo le speranze e le contrarietà suscitate dall’apertura del processo costituente, il paese torna quindi al punto di partenza in un contesto dominato dalla disillusione.

Un sospiro di sollievo per Boric
La Moneda tira però un sospiro di sollievo, perché l’approvazione della bozza costituzionale varata dalla destra radicale avrebbe rappresentato uno stop definitivo per una maggioranza di centrosinistra. Il governo soffre l’avanzata dei populisti del Partito Repubblicano e di fronte alle difficoltà incontrate nell’approvare le riforme sociali e politiche promesse ha scelto di improntare il proprio discorso e la propria azione ad una mera gestione dell’esistente, scontentando e allontanando molti settori progressisti della società cilena.

Il duello tra le due destre
A gioire per la bocciatura di un testo frutto soprattutto delle rivendicazioni di José Antonio Kast è anche la destra più moderata che cercherà ora di approfittare del passo falso del Partito Repubblicano per ottenere la guida dell’opposizione, magari per accordarsi con i settori centristi dell’attuale maggioranza.
L’estrema destra, però, è stata finora abile a sfruttare l’incapacità e la contraddittorietà dell’azione di governo e a strumentalizzare la grave situazione sociale con campagne demagogiche che fanno breccia non solo nelle classi alte ma anche tra i settori popolari.

Il tema principe della propaganda di Kast – che Boric ha deciso di cavalcare legittimando però gli argomenti del suo principale avversario – è quello della “sicurezza”, in un paese dove negli ultimi 5 anni il tasso di omicidi è passato da 4,5 a 6,7 ogni 100 mila abitanti. Secondo i dati ufficiali, gli omicidi sono passati dagli 845 del 2018 ai 1322 del 2022. Il leader repubblicano è stato molto abile a puntare il dito contro “gli stranieri” e le bande formate da immigrati, promettendo la mano dura in caso di vittoria.

La crisi economica, a picco i consensi per Boric
La verità è che l’economia non cresce più da un decennio e il sistema sanitario privato in crisi potrebbe trascinare nel baratro anche quello pubblico, per non parlare del fatto che dal 2019 tutti gli indici sociali ed economici sono peggiorati.

La portavoce del governo, l’ex leader studentesca e dirigente comunista Camila Vallejo, ha annunciato che nei prossimi giorni la maggioranza si concentrerà sull’approvazione della riforma delle pensioni. Ma secondo un sondaggio appena pubblicato, solo il 31% dei cileni approva l’operato del presidente Boric, mentre il 61% lo disapprova. Pagine Esteri

* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.