di Marco Santopadre
Pagine Esteri, 27 febbraio 2024 – Il presidente ucraino ha di nuovo ammesso il fallimento della controffensiva lanciata da Kiev parecchi mesi fa, ma ha promesso che presto le sue truppe torneranno all’attacco fino alla “vittoria finale”.
Ma per ora ad avanzare è l’esercito russo che dopo la conquista strategica di Avdiivka – ridotta ad un cumulo di macerie dopo quattro mesi di feroci combattimenti – si è impossessato di altri territori in Donbass. In vari punti le truppe di Mosca hanno sfondato le linee difensive ucraine, soverchiando i militari ucraini ormai sfiancati e a corto di munizioni.
I russi avanzano in Donbass
Ad Avdiivka inizialmente i comandi ucraini avevano imposto alle proprie truppe la resistenza ad oltranza, nonostante la “Brigata Autonoma d’Assalto Azov” – com’è stato ribattezzato il Battaglione Azov, l’unità militare costituita da gruppi di estrema destra nel 2014 – fosse quasi interamente circondata dalle truppe russe. Poi però, non è chiaro se in seguito ad un ordine di ritirata da parte dei comandi o ad una iniziativa delle truppe, la Azov ed altri reparti hanno abbandonato le posizioni ritirandosi oltre la “linea di difesa” già realizzata a qualche chilometro di distanza.
Nei mesi scorsi, infatti, quando ormai era chiaro che la controffensiva ucraina non stava producendo affatto i progressi decantati ed anzi l’apparato militare russo si preparava a nuovi assalti, forte del potenziamento dell’industria militare interna, il governo di Kiev ha ordinato la costruzione di una linea di difesa fortificata a poca distanza dal fronte, proprio per evitare un possibile sfondamento da parte russa.
Ma neanche il licenziamento del comandante in capo delle forze armate del generale Valery Zaluzhny e la sua sostituzione da parte di Zelensky con Oleksandr Syrsky, suo fedelissimo, ha impedito alla truppe di Mosca di approfittare dell’estrema debolezza di Kiev causata da fattori interni ma anche dal parziale allentamento del sostegno statunitense ed europeo.
I russi hanno preso prima il villaggio di Lastochkine, che si trova a circa 10 km ad ovest di Avdiivka, e poi i villaggi di Stepnoye e Severnoye, segno che l’avanzata di Mosca in Donbass sta procedendo in maniera spedita dopo la conquista, a metà febbraio, di un nodo strategico costato centinaia, forse migliaia di vittime da entrambe le parti.
Da alcuni giorni scontri molto violenti si stanno verificando a Marinka e a Vuhledar, ad ovest e a sud-ovest di Donetsk; le truppe russe stanno tentando una manovra a tenaglia contro alcuni reparti nemici, e di allontanare il più possibile il fronte dalla città oggetto di continui bombardamenti ucraini fin dal 2014, quando una parte della popolazione del Donbass, dopo il regime-change avvenuto a Kiev, si sollevò e proclamò un’indipendenza di fatto così come avvenne nel confinante oblast di Lugansk.
Mosca continua nel frattempo a martellare le città ucraine, mirando soprattutto alle infrastrutture e ai depositi di armi e munizioni. Durante la scorsa notte l’esercito russo ha lanciato una pioggia di droni e missili sulle regioni ucraine orientali e centrali, da Kharjiv a Sumy, da Dnipropetrovsk a Khmelnytska,
Di fronte ad una situazione che si aggrava di ora in ora e alla mancanza di rifornimenti di munizioni, il presidente Zelensky – scagliandosi in particolare contro Donald Trump e i repubblicani – ha avvertito Washington che senza la ripresa di aiuti militari massicci il suo paese non otterrà “alcun nuovo successo”.
Macron: “truppe occidentali in Ucraina”
Nelle ultime ore quindici paesi europei si sarebbero detti favorevoli a sostenere la proposta ceca di acquistare munizioni in Europa per inviarle a Kiev, ma non si tratterebbe di un contributo risolutivo. Oltretutto il cancelliere tedesco Scholz ha ribadito che la Germania non ha per ora intenzione di consegnare agli ucraini i missili Taurus, come hanno fatto invece Francia e Regno Unito.
A prendere l’iniziativa è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che al vertice internazionale sull’Ucraina tenutosi ieri a Parigi ha annunciato la volontà di creare una nuova coalizione per fornire a Kiev missili e munizioni, aggiungendo di non escludere l‘invio di truppe europee per contrastare l’avanzata russa.
Secondo le indiscrezioni finora filtrate, il leader francese non avrebbe parlato di una missione militare della Nato – coalizione guidata dagli Stati Uniti all’interno della quale Parigi si è spesso mossa in autonomia se non in antagonismo con Washington – ma di una coalizione di “paesi occidentali volontari”. Macron ha affermato che bisogna rendersi contro «che siamo sempre stati in ritardo di sei-otto mesi» per quanto riguarda le iniziative di sostegno all’Ucraina.
Lo scetticismo degli alleati, il rischio è la guerra totale
La proposta di Macron – che potrebbe essere una boutade propagandistica, strumentale a concedere alla Francia un maggiore ruolo internazionale nel momento in cui Washington si sta parzialmente sfilando da un sostegno all’Ucraina che non ha prodotto i risultati sperati – è stata accolta con estremo scetticismo tra i rappresentanti dei governi presenti a Parigi. La maggior parte dei rappresentanti europei avrebbero polemizzato con Macron.
Da parte sua un funzionario della Casa Bianca ha spiegato all’agenzia Reuters che Washington non ha alcuna intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina, anche se è noto che un certo numero di consiglieri militari e uomini dei corpi speciali statunitensi e di vari paesi occidentali sono presenti a Kiev ormai da anni a supporto delle truppe ucraine.
Ovviamente un coinvolgimento diretto degli eserciti europei nei combattimenti con le forze armate russe causerebbe una escalation ulteriore che potrebbe sfociare in un conflitto su vasta scala, ma Macron non sembra preoccuparsene. Anche in patria la proposta del capo dell’Eliseo ha provocato contestazioni e polemiche, sia tra le opposizioni di sinistra – che hanno definito la proposta di Macron una “follia” – che tra quelle di destra.
«Se i Paesi occidentali inviano truppe in Ucraina, uno scontro diretto tra Russia e Nato sarà inevitabile» ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che poi ha aggiunto: «In questo caso, bisogna parlare non della probabilità, ma dell’inevitabilità di uno scontro con la Nato. E’ così che lo valutiamo. E così dovrebbero pensare anche questi Paesi, se ne devono rendere conto e chiedersi se questo corrisponde ai loro interessi e, soprattutto, agli interessi dei loro cittadini». Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto e Berria