di Michele Giorgio*

Pagine Esteri, 2 gennaio 2025 – A dicembre oltre 1.400 attacchi con aerei da combattimento, elicotteri d’attacco e droni non hanno dato respiro alla popolazione di Gaza, anche se le fonti militari israeliane citate dal Times of Israel parlano come sempre di «raid contro terroristi». A morire sono stati in gran parte civili innocenti: 1.170. L’ultimo attacco, nella notte tra martedì e mercoledì, farà ricordare il 1° gennaio 2025 per l’ennesima strage: 28 palestinesi di tutte le età ammazzati a Jabaliya, Gaza city, Bureji e la zona meridionale di Khan Yunis. Morti a cui si aggiungono numerosi feriti. Chi non è stato ancora colpito dai raid affronta da quasi 15 mesi difficoltà quotidiane enormi tra le macerie in cui Gaza è stata ridotta dalle bombe, con poco cibo e poca acqua, senza medicine e, in questi giorni, al freddo e in accampamenti allagati dall’acqua piovana. Solo la tregua può mettere fine alla tortura collettiva che subiscono oltre due milioni di palestinesi.

L’offensiva israeliana a Gaza invece va avanti nel disinteresse dei governi alleati di Tel Aviv e dell’opinione pubblica occidentale. Le ultime dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano Israel Katz annunciano una nuova pioggia di fuoco su Gaza. «Se Hamas non approverà il rilascio degli ostaggi e non smetterà di sparare razzi, riceverà colpi con una forza che non si vede da molto tempo», ha avvertito ieri Katz dopo lanci di razzi verso la cittadina di Netivot. Katz, un ultranazionalista, oggi terrà un incontro sulle trattative con Hamas e gli ostaggi. Assente il primo ministro Netanyahu ancora in ospedale dopo l’intervento chirurgico subito a inizio settimana. Altrettanto dure le parole, a proposito degli ostaggi israelo-statunitensi nella Striscia, pronunciate due giorni fa da Donald Trump a pochi giorni dal rientro alla Casa Bianca.

Per Gaza l’inferno in ogni caso va avanti da oltre un anno. Nel campo profughi di Jabaliya raso al suolo, le famiglie Taroush, Badra, Abu Wardeh sono state decimate dall’attacco aereo di martedì sera. Almeno 15 i morti. L’esercito ha diramato un nuovo ordine ai palestinesi di evacuare immediatamente un’area a nord-ovest di Jabaliya, altrimenti affronteranno un imminente attacco. Bombardato anche il campo di Bureij con l’artiglieria e gli aerei: 10 i morti. Le forze israeliane hanno fatto saltare in aria edifici a Beit Lahiya e ad Al Saftawi. I bombardieri, denunciano i palestinesi, hanno preso di mira anche un impianto di desalinizzazione. L’artiglieria ha colpito Al Fokhari, a sud-est della città di Khan Yunis, e ad ovest della città di Rafah, a sud di Gaza. Colpi hanno raggiunto anche le zone presunte «sicure» dove i civili sono ammassati in condizioni spaventose. Sono 1.542 le tende che ospitano sfollati inondate negli ultimi giorni dall’acqua piovana che ha reso inutilizzabili bagagli e materassi.

Il 2024 si è chiuso per Gaza con numeri drammatici, così come era avvenuto alla fine del 2023: almeno 45.500 morti, 107mila feriti, 11mila dispersi. Un rapporto dell’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani denuncia gli attacchi israeliani agli ospedali e al sistema sanitario di Gaza che stanno negando ad oltre due milioni di civili l’accesso alle cure mediche. «La portata delle uccisioni di pazienti, personale e civili sono una conseguenza diretta del mancato rispetto del diritto umanitario da parte di Israele», denunciano gli autori del rapporto. Secondo i dati dell’Ufficio centrale palestinese di Statistica la popolazione di Gaza è calata del 6% in seguito all’uccisione di decine di migliaia di persone e alla fuga di altre 100.000 durante l’offensiva israeliana.

La tregua resta solo un sogno per i palestinesi di Gaza. Israele mantiene la sua posizione rigida mentre Hamas, secondo alcune fonti, propone una tregua di una settimana senza uno scambio di prigionieri, durante la quale l’esercito israeliano rimarrà a Gaza e gli sfollati non torneranno alle loro case. Nei sette giorni di calma, il movimento islamista lavorerà al conteggio degli ostaggi in modo da poter presentare un elenco con i loro nomi a Israele. A quanto pare, Hamas ha difficoltà a identificare i sequestrati – civili e militari – a causa degli attacchi israeliani su Gaza e la mancanza di informazioni precise su di loro. Secondo la radio israeliana, Hamas è pronto a rilasciare 22 dei 34 prigionieri sulla lista presentata da Israele, ma rifiuterebbe di liberare altri 12 ostaggi senza avere la certezza che dopo lo scambio di prigionieri si continuerà a trattare per rendere permanente la tregua. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato il 2 gennaio dal quotidiano Il Manifesto